4 COMMEMORI ALI, LIBRO XIV 3. — 1446, ind. X, Gennaio 18 (in. v.). — c. 1. — Luca di Stefano de’ Var-nacci da Cremona, dottore in ambe, consigliere e procuratore di Lodovico marchese di Mantova, dichiara di avere pattuito con Ermolao Donato e Giovanni Marino dottore in ambe, procuratori del doge e della Signoria di Venezia, e con Diotisalvi di Nerone de’ Diotisalvi oratore del comune di Firenze, la condotta del marchese ai servigi della lega veneto-fiorentina, in qualità di capitano generale del comune di Firenze, con 400 lancie e 300 fanti in tempo di guerra, e 300 di quelle e 200 di questi in pace, per un anno ed uno dx rispetto. Oltre le condizioni strettamente militari (tutte esposte in volgare), nel contratto si pattuisce: Il marchese avrà 600 fiorini il mese di provvigione personale. Sortendo dai suoi stati per servizio, potrà lasciarvi a guardia i fanti da lui condotti. Le sue genti, militando in Lombardia, avranno la paga che dà Venezia alle proprie, in Toscana quella che dà Firenze. La lega assume la protezione e la difesa degli stati del marchese, di Gian Lucido ed Alessandro suoi fratelli, e dei possedimenti di Carlo, altro fratello, posti nel marchesato. Pei possedimenti di quest’ ultimo nel Cremonese, il marchese promette che non vi saranno accolti, nè favoriti o sovvenuti nemici della lega o aderenti di lui. Così pure saranno accettati in protezione tutti gli aderenti odierni del marchese, ai quali incomberanno i doveri dei raccomandati. Il marchese potrà, in tempo di guerra, accogliere come raccomandati quei nobili di Lombardia di là del Po che lo domandassero, previo consenso della lega. Esso potrà tenere per se tutti i luoghi che prendesse in guerra oltre il Po. Se poi ne perdesse alcuno dei suoi o di quelli dei fratelli essendo egli in servizio della lega, questa sarà tenuta a fare ogni sforzo per ricuperarli. La presente convenzione sarà tenuta segreta fino al cominciare degli arrolamenti. Se nell’ intervallo il duca di Milano movesse guerra al marchese, la lega darà a questo gli aiuti opportuni per difendersi. Le terre e luoghi che il marchese prendesse in guerra, trattine i summentovati oltre il Po, in Lombardia, saranno di Venezia, in Toscana di Firenze; così prendendo egli in Lombardia alcun suo fratello o figliuolo (sic), lo consegnerà a Venezia; prendendolo iu Toscana, a Firenze; altrettanto farà dei ribelli; si eccettua Carlo suddetto, del quale disporrà a suo piacere. I capitani e condottieri portanti stendardo, fatti da lui prigionieri, li cederà verso metà della taglia. Il marchese servirà fedelmente e lealmente come gli sarà comandato, da Firenze in Toscana, da Venezia in Lombardia; e quivi il comando generale sarà esercitato dal capitano dell’ultima. Non terrà ne’ suoi stati ribelli o cospiratori contro la lega, e dovrà consegnare quelli che, essendovi, gli fossero domandati. Fatto in Venezia (v. n. 2). 4. — 1447, ind. X, Febbraio 26 — c. 2 t.°—Istromento della condotta di Roberto de’ Paganelli di Montalboddo, rappresentato dal suo cancelliere Palido-nio de’ Tibertì da Cesena (procura in atti di Tomaso di Antonio da Montalboddo, altro cancelliere) con 1000 cavalli e 200 fanti in tempo di guerra, e 700 dei primi e 100 dei secondi in pace, ai servigi di Venezia per un anno ed uno di rispetto, a cominciare dal suo ingresso negli stati veneti di qua dal Po colla