DOGE FRANCESCO FOSCARt 55 168. — 6959 (1450), ind. XIV, Ottobre 23. —c. 79 (78). — L’imperatore di Costantinopoli al doge (versione dal greco). Circa l’imposta delle senserie contro la quale protestò 1’ ambasciatore Nicolò da Canale, ne sarà sospesa l’esazione a carico dei sensali veneziani; l’ambasciatore imperiale che andrà a Venezia mostrerà il diritto del suo sovrano all’ imposizione, il bailo di Venezia in Costantinopoli dimostri quello dei suoi compatriotti all’esenzione. Il bailo riavrà 1' esercizio della giurisdizione civile e criminale, non più usato da lungo tempo. L’imperatore rinunziò al nolo dei gripii, cassò varie imposizioni (che enumera) poste dai suoi ufficiali. Alcuni altri diritti furono da esso ceduti a suo genero Luca Dierminiestis Notara per sua dotazione; le questioni relative saranno trattate dall’ ambasciatore imperiale a Venezia, e dal bailo veneto con quel sovrano (v. n. 169). 169.—(1450), ind. XIV, Ottobre 23. — c. 79 (78). — Versione di diploma con cui l’imperatore di Costantinopoli (Costantino XII Paleologo) dichiara di avere, a richiesta dell’ ambasciatore veneziano Nicolò da Canale dottore, rinnovate e confermate le tregue concluse con Venezia dal suo prodecessore. 170.— 1450, Ottobre 21. — c. 72 (71). — Stefano Tomaso re di Bosnia, Rascia e della Marittima fa sapere di accettare e ratificare la nominazione di lui fatta, quale amico, dalla Signoria di Venezia per la pace n. 142, promettendo osservarla in quanto lo concerne. Data a Zajce (v. n. 166 e 172). 171. — 1450, ind. XIV, Ottobre 24. — c. 77 (76). — Alfonso re di Aragona e delle Due Sicilie ecc., e il procuratore della republica di Venezia nominato nel-1’ allegato, volendo restringere i vincoli amichevoli contratti col n. 142, pattuiscono: È stretta fra le parti alleanza per 10 anni ed oltre, se così piacerà alle stesse, per la difesa dei rispettivi stati posti in Italia, contro chiunque non provocato le offendesse, trattone il papa. Durante 1’ alleanza, e in tempo di pace, ciascuno di esse manterrà a tale scopo almeno 6000 cavalli e 4000 fanti, in tempo di guerra almeno 10000 cavalli e 50J0 fanti. Con tali milizie, e con altre se sarà d’uopo, si assisteranno vicendevolmente. La parte soccorsa tratterà le genti della soccorritrice come le proprie e fornirà loro alloggi e vettovaglie, queste ai prezzi a cui sono vendute alle proprie. Facendosi guerra dagli alleati contro Francesco Sforza duca di Milano, questa città, con tutto il territorio fra 1 Adda s il Ticino, resterà libera, salva 1’ esecuzione del pattuito dal re col cardinale di Aquileia (Lodovico Scarampi) procuratore e commissario d essa città, meno quanto contenesse in pregiudizio di Venezia. Acquistandosi Pavia e Parma, saranno del re; Cremona, Pizzighettone ed ogni altro luogo di qua dall Adda, di Venezia. Le terre che si acquistassero contro lo Sforza oltre il Po e il Ticino potranno darsi dagli alleati ad altri signori e comuni d Italia che entrassero nella lega, meno Piacenza che Venezia potrà dare al conte Iacopo Piccinino. Se una delle parti venisse offesa da altro potentato italiano fuori di Lombardia, 1 altra noti