L’ ANTICO VENETO MAGISTRATO DEI BENI INCULTI 27 spesi nel li ritratti delli terreni, che si faranno di tempo in tempo, tenendone conto distinto et particolare. «Tutte le difficoltà, che nasceranno in tal materia delle Se-riolle, vadano alli Rettori loro, col beneficio dell’appellatione all’Offìcio nostro delle Acque, dove redutti al numero de cinque per il manco, tra li Savij ordinarij et estraordinari], et esecutori, siano diffinite, come Giudici d’appellatione ». Capo V. Tutte le questioni nascenti dalla esecuzione delle opere in «materia de scoladori, et Ponti canali... et delle Seriolle » venivano studiate e risolte dal Magistrato dei beni inculti, però era riservato agli interessati di ricorrere all’officio alle acque, ove i Savi ordinari e straordinari e gli Esecutori, radunati almeno in numero di cinque, dovevano definire la vertenza « con prestezza » in qualità di giudici d’appello. In seguito, con Decreto 4 maggio 1 562, vennero nominati tre nobili che appartenessero od avessero appartenuto al Senato, ma che non fossero stati Provveditori, con l'incarico di rivedere l’amministrazione dei beni inculti e prendere i provvedimenti che avessero ritenuto necessari, e con l’incarico altresì di «udir tutti quelli che si dolessero delle sentenzie et atti di qualunque sorte delli Provveditori sopra li beni inculti predetti et quelli che dicessero essere stati dannificati nelli suoi luoghi per cavazione di alvei per vasi di condur acque et altre operazioni per causa de ritratti et servatis servandis administrargli la debita giustizia con benefizio di appellazion alla parte gravata al Collegio di X Savi nostri estratti di questo Consiglio, acciò che sia posto fine et silenzio in tutto alle differenzie et rumori predetti et possendo esser continuati et finiti li Retratti secondo la mente et intenzion della Signoria Nostra ». Gli eletti restavano in carica due anni. Per mantenere la con-