168 COMMEMORIALI, LIBRO XXVIII. 30. — 1627, Ottobre 11. — c. 44. — Deliberazione (in volgare) del Consiglio dei dieci. Sia trasmesso ai savi del Collegio il n. 2, testé trovato, per la preservazione dei diritti nei quali la Signoria subentrò ai signori da Carrara (v. n. 31). 31. — 1627, Novembre 3. — c. 46. — Parere (in volgare) dato dai consultori fra’ Fulgenzio (Micanzio) dei Servi e Gaspare Lonigo dottore sul quesito se la república abbia diritto di patronato sull’ abazia di S. Stefano di Carrara quale succeditrice del fondatore (v. n. 2), benché non abbia in addietro esercitato il diritto stesso. Con lungo ragionamento intorno alla teoria e alla pratica della prescrizione dei giuspatronati, concludono non essere quello in questione prescritto nei riguardi della república. Avvertono però circa la difficoltà con cui la curia romana s’induce a cedere i diritti di cui si sia una volta impossessata, del che la Signoria ebbe prova nei recenti negoziati pei confini col Ferrarese e per la questione di Ceneda. Dicono che il tempo migliore di ricuperare i gius-patronati è quello delle vacanze, potendosi allora sequestrare le rendite dei benefizi. Il cardinale Medici (Carlo), ora titolare dell’ abazia, non ne chiese alla república il possesso, nè lo ebbe. 32. — 1627, Novembre 22. — c. 49 t.° — Deliberazione (in volgare) del Consiglio dei dieci, che il documento n. 4 sia da un segretario portato ai savi del Collegio per essere, ad opportuna occasione, letto al Senato. 33. — 1627, Dicembre 9. — c. 52. — Il Consiglio dei dieci ordina (in volgare) che il breve n. 3, esistente presso i' suoi capi, sia consegnato ai savi del Collegio. — Sottoscritto da Giov. Battista Padavino segretario. 34. — 1627, Gennaio 21 (m. v.). — c. 52. — Ordine simile al precedente per la consegna del breve n. 5 al Collegio. 35. — 1627, Febbraio 7 (m. v.). — c. 53. — Ordine simile al precedente, relativo al n. 1. 36. — 1628, Maggio 27. — c. 23. — Brano di lettera (in volgare) di Sebastiano Veniero, bailo a Costantinopoli, al doge. Espose al caiinacan i tentativi dei ragusei per « divertir la scala di Spalato », e come 1’ emin li favoriva a danno di quel porto, insinuando altresì possibili inconvenienti suscitati dagli stessi ragusei col pretesto del loro commercio coi paesi occidentali. Ciò il bailo pensò di fare per prevenire male interpretazioni circa 1’ azione della marina della república. Il caiinacan rispose mostrando poco buona opinione dei detti ragusei che nessun rappresentante tenevano presso di lui, benché pagassero 12,500 zecchini di tributo e godessero privilegi nell’ impero. Ottenne il decreto n. 37 di cui manda la traduzione.