100 COMMEMORIALI, LIBRO XXVI. all’ esecuzione, non essendo stato publicato nella forma legale. Il documento è in volgare (v. n. 60). 60. — S. d. (1600, prima metà). — c. 118. — A quanto è esposto nel precedente il Pellegrini aggiunge (in volgare) : Il patriarca non può essere obligato a recarsi a Roma anche per ragioni politiche, avendo la republica carattere regio, riconosciuto pure dal concilio di Trento, quindi i suoi primati devono essere trattati come quelli degli altri grandi stati. In conseguenza i pontefici in addietro si contentarono di confermare i patriarchi eletti dalla Signoria senza pretendere altro ; il cedere ora alle esigenze di Roma sarebbe abbassare la propria dignità. Nè Venezia è da paragonarsi al regno di Napoli che è feudo della Chiesa. Anche allorché la republica eleggeva il patriarca di Costantinopoli il papa non faceva che confermarlo. L’ esame a Roma restringerebbe la libertà del Senato nell’ elezione; nè è necessario che l’eletto sia grande teologo. In pratica poi 1’ esame lascierà sèmpre in balia del papa 1’ ammettere o il respingere chi gli piacerà, e il Senato non potrà più eleggere un laico. L’ elezione d’ un teologo potrebbe far sorgere delle emergenze spiacevoli, ad esempio nel caso volesse ridurre alla stretta osservanza delle rispettive regole le nobili abitatrici dei monasteri (v. n. 61). 61. — S. d. (1600 prima metà). — c. 120 t.° — « Ragioni ricordate al » al Ser.mo Dominio a favor dell’ approbatione del Rev.™° Zane patriarcha senza » obligo di esame ». La elezione del patriarca è privilegio antichissimo della republica, il privilegio moderno non vi deroga; Venezia è equiparata ai re, quindi deve poter come questi eleggere il principal prelato de’ suoi domini, che è sola giurisdizione elezionaria sua nei medesimi. Il precedente patriarca (Lorenzo) Priuli fu confermato dal pontefice senza altre esigenze ; nè la repubblica è tenuta ad osservare un decreto papale non scritto ; nè il presente caso è da comparare con quelli di Vigevano o di Taranto; la qualità del decreto lascia libero il papa dal derogarvi a favore di Venezia ; nelle città capitali non sogliono crearsi vescovi non accetti ai rispettivi principi, e meglio starebbe lo stato privo del privilegio, chè potrebbe respingere gli eletti dal papa. È chiaro lo scopo del pontefice, cioè di far sì che i prelati devano a lui la loro posizione anziché ai rispettivi principi. A Roma dicono venire la renitenza dal nuovo patriarca « troppo republichista » ; e si procurò di attirarlo colà senza il consenso del la Signoria. Il papa dice non voler far contro al privilegio, ma osservato il suo decreto ; che non potrebbe concedere a Venezia ciò che negò al re di Napoli per 1’ elezione dell’ arcivescovo di Taranto ; che il vescovo di Trieste andò per 1’ esame a Roma ; casi tutti che non hanno valore nel presente. Lo scritto è in volgare (v. n. 60 e 62). 62. — S. d. (1600, prima metà). — c. 123 t.° — Consulto (in volgare) di Erasmo Graziani dott. e cav. circa la questione del patriarca (Matteo Zane). In esso si svolgono le seguenti conclusioni : La consuetudine della republica fu