doge: marino geimani. 91 32. — 1597, Gennaio 2 (m. v.). — c. 29. — Relazione (in volgare) dell’ e-sposizione fatta in Collegio dal nunzio papale. Detto come don Cesare d’Este, lungi dal riconoscere i diritti della Chiesa e le ammonizioni del pontefice, abbia occupato lo stato di Ferrara, e siasene dichiarato duca, facendo atti di sovranità e respingendo il giudizio papale ; annunzia avere il S. Padre lanciata publicamente contro quel principe solenne scomunica coll’ intervento dei cardinali e degli ambasciatori. Ciò il nunzio, per ordine papale, fa sapere alla Signoria, sperando sarà approvato (v. n. 31 e 33). 33. — S. d. (1598, Gennaio 12). — c. 31. — Condizioni (in volgare) del trattato fra la S. Sede e don Cesare d’ Este. Questo con tutti i suoi è assolto da ogni scomunica e censura, e còsi pure i fautori di lui, gli ufficiali e il popolo dipendenti da lui. Esso è accolto sotto la protezione della S. Sede coi suoi stati. Egli e tutti coloro che lo Seguiranno potranno asportare da Ferrara tutti i loro beni mobili, compresi i sali e le carte dell’archivio, meno quelle spettanti a ragioni della S. Sede, metà delle artiglierie e delle munizioni. Conserverà la proprietà dei beni stabili che possedeva prima della morte del duca Alfonso, e così pure i inclini di Lugo e Bagnacavallo, nonché i beni lasciatigli dal detto duca, e tutti quelli che son fuori del castello di Ferrara, trattene le parti poste sui ferragli della città, con facoltà alla camera apostolica di acquistarli. Conserverà il diritto di riscuotere i crediti che avesse fino al dì della partenza ; le contestazioni relative saranno decise da giudici nominati da lui e dal cardinale Aldobrandini ; pei crediti che avrà in seguito per beni rimastigli sarà competente il foro ordinario di Ferrara. Continuerà a godere, coi suoi successori, il giuspatronato della prepositura di Pomposa e della pieve di Bondeno, e tutti i diritti su beni venutigli pel testamento del duca Alfonso. Il papa farà rilasciare a don Cesare tutti i beni nelle Lame in quel di Carpi concesse già dal vescovo di Bologna ed ora tenute da quell’ arcivescovo per convenzione fatta fra il duca Alfonso I e il vescovo circa Cento e la Pieve di Cento. La camera apostolica darà ogn’ anno a don Cesare 15,000 sacchi di sale dei magazzini di Cervia al prezzo convenuto con Alfonso II, con esenzione da dazi di transito pel Po e per lo stato di Ferrara. Egli conserverà tutti i diritti, gradi, privilegi ecc. già goduti dai duchi di Ferrara. Pei beni dell’ abazia di Nonantola il papa concederà alla città di Modena e agli uomini di Nonantola di « poterli appropriare » a 5 per cento del valore. Carpi sarà eretta in città. Il rappresentante del papa non prenderà possesso di Ferrara prima del 29 gennaio, con facoltà a don Cesare di asportarne poscia quanto gli è concesso di sopra ; nè prima entreranno genti armate nel Ferrarese. Coloro che seguiranno don Cesare conserveranno senza molestia tutti i lor beni nel Ferrarese (v. n. 32 e 34). Spedite dal segr. Roberto Lio con sua lettera 3 febbraio, avendo egli avuti questi patti dalla segreteria del cardinale Aldobrandini. 34. — 1597, Gennaio 20 (m. v.) — c. 33 t.° — Brano di lettera del segretario (Gian Carlo) Scaramelli, residente a Napoli, al doge (in volgare). Dice