DOGE: FRANCESCO ERIZZO. 189 79. — S. d. (1637, Giugno fine ?). — c. 132. — Versione di firmano del sultano di Turchia al beglierbei della Bosnia : in seguito a reclami di questo e dei maggiorenti di Clissa che pretendevano alterati i confini di quel territorio col veneto per opera degli abitanti di Sebenico e Traù, i quali dicevansi aver usurpato 32 ville della Turchia nel distretto della Zagoria; il sultano ordina al beglierbei di rivedere, d’ accordo con i rappresentanti di Venezia, la linea confinaria e ristabilirla quale fu determinata nel n. 7, rimettendovi i segnali demoliti o dispersi ; facendo poi che sia rispettata dai propri sudditi. Scrisse in conformità al doge, ed il beglierbei attenderà incaricati della Signoria veneta per passar tosto all’ esecuzione del presente. Tradotto come il n. 7 (e spedita la traduzione a Venezia con quello). 1637, Luglio 5. — V. 1576, Luglio 20, n. 7. 80. — 1637, Settembre primi giorni. — c. 133 t.° — Versione in volgare di documento in cui Mustafà figlio di Mehemet, già cadì in Fetchi Islam sul Danubio, dichiara di rinunziare ad ogni pretesa giuridica contro i capitani di certe galeazze veneziane sulle quali, essendo egli partito da Milo sua dimora, s’imbarcarono Maria sua suocera, Aissè figlia di Hassan sua moglie e Catigè ed Eminè sorelle di quest’ ultima, con varie cose di sua proprietà. Ciò perchè, dubbioso che le donne fossero state rapite, ricorse al bailo veneto in Costantinopoli, e si venne in chiaro eh’ esse erano partite volontariamente sedotte da Maria suddetta eh’ era cristiana, e si trovavano sane e salve in Morea. Sottoscritta dal dichiarante. — Testimoni : agi Mustafà di Abdullah, agi Alì di Cassim, tutti e tre cavaf, Mehemet celebì di Husseim, Mustafà di Giaffer Doagi. — Tradotta da Giov. Battista Saivago ; spedita dal bailo in sua lettera 19 settembre (n. 40). 81. — 1637, Ottobre, primi giorni, — c. 134 t.° — Versione in volgare di firmano del sultano di Turchia al pascià di Bosnia. Avendo il bailo di Venezia riferito ad esso sovrano avere i reggitori ed altri, contro il pattuito nei trattati, eretto opere fortificatorie sui confini della Bosnia a Macarsca, ed introdurre ed armare nei porti soggetti all’ impero ottomano navigli coll’ intenzione di andar in corso per l’Adriatico ; ordina al pascià di far tosto demolire le dette opere ed impedire che se he erigano altre ; come pure di impedire 1’ armamento e 1’ uscita dei mentovati navigli. Dato a Costantinopoli. — Tradotto come il n. 80. — Spedita dal bailo con lettera 17 ottobre (n. 42). 82. — 1638, Aprile fine. — c. 135. — Versione in volgare di firmano del sultano di Turchia al pascià di Bosnia. Essendo sulle mosse di partire per la guerra verso l’Oriente, e desiderando conservare pace ed amicizia con Venezia ; vuole che tutti i reggitori dei paesi confinanti con questa impediscano ai propri dipendenti di molestarne i sudditi in terra ed in mare. Il pascià faccia