doge: marino grimani. 119 conchiusa la designazione dei confini fra i domimi veneti e i turchi conformemente al già stabilito nel 1576 col cav. proc. Soranzo, come apparisce dai mi. 34 e 44 del libro XXV che allega. Accenna al compimento della restituzione di Possedaria. Narra come avvenne il fatto, cioè come i turchi del castello di Islam, altrimenti detto Ucitel, confinanti, a poco a poco ne usurpassero il territorio, senza che i conti feudatari vi si opponessero, con pericolo della stessa Novegradi. Propone tuttavia che si lascino ai turchi i terreni da essi posti a coltura, che sono piccola parte del restituito, verso un tributo, finché non si presenti altra opportunità di allontanarli pacificamente. Espone come seguì la restituzione dei terreni usurpati dai turchi nel tenere di Zara Vecchia, ad opera specialmente del suo secretario Morbelli (Francesco) che procurò una maggiore estensione di paese vicino a Grussi. Narra di un abboccamento da lui avuto col sangiacco (di Licca) a Zara Vecchia per la definizione dell’affare dei confinij la compilazione degli atti relativi fu fatta a cura del dragomanno Nores. Dice d’ aver colto tale occasione per indurre i capi dei turchi confinanti, venuti col sangiacco (fra cui gli agà di Vrana e Islam), alla restituzione di tutti gli animali rapiti ai sudditi veneti, a far la pace con questi e a promettere di trattarsi vicendevolmente da amici. Allega il n. 11 che manda in originale da esser poi presentato al sultano. Pattuì col sangiacco la libera pratica dei turchi nel territorio veneto e viceversa. Curerà che i documenti relativi ai negozi surriferiti siano conservati con maggior cura che non si usasse in passato. Parla della ricompensa al chiaus Mustafà che si adoperò con diligenza nei negozi or definiti ; e delle gravi spese sostenute pel mantenimento di esso. Loda l’opera del suo segretario Corbelli, e del dragomanno Nores. Parla di un’ uscita di uscocchi con 8 barche, dirette verso la Dalmazia, mentre il loro capitano era a Fiume per attendervi il generale di Carlstadt e consegnargli un turco fatto schiavo nel contado di Licca ; mandò verso Spalato il capitano contro Uscocchi (Vincenzo Grimani) per proteggere la galera di mercanzia destinata in Istria. Chiede danaro pei pagamenti delle milizie. Parla di cose minute di amministrazione. Orazio Benzoni conte in Arbe lo avvisa di danni dati da uscocchi in quell’ isola ; che il capitano Francuol di Segna ritornò quivi da Fiume con Giurina ed altri principali uscocchi per timore di un assalto dei urchi. Parla d’una donna di Bosna-Serai a cui era stato fatto schiavo un figlio. Data a Zara. 14. — 1605, Agosto 18. — c. 198 (192) t.° — Brano (in volgare) di esposizione fatta dall’ ambasciatore del re di Spagna al Collegio. Quel sovrano ha vietato a tutti i funzionari dipendenti di mandare legni in corso, o dar licenze che vi vadino, sotto severe pene ; ordinò poi che le navi spagnuole, incontrando legni veneti, si contentino di prender lingua senza arrogarsi diritti di visita o di sequestro sotto verun pretesto. Spera che in cambio la república non permetterà ai turchi di molestare sudditi del re o lor cose che fossero su navi venete, poiché, in caso diverso, non potrebbe più impedire a’ suoi di molestar queste.