4 COMMEMORIGLI, LIBRO XXIV. Meduna, Azzano (Decimo), Mantova (Friuli), Basedo, Pramaggiore, Bissiola, Annone (Veneto), Cedrugno, Oltrefossa, Saccocogoli, Erbasecca presso Meduna, Meduna, Brische, Villalta presso il contado di Prata, Rosa, Camino (Oderzo), Vil-lutta, Taiedo, la gastaldia di S. Vito, Spadacenta e Fossamulano. 1501, Febbraio 10 (m. v.). — V. 1502, Marzo 7, n. 3. 3. — 1502, Marzo 7. — c. 115. — Verbale estratto dal « Notatorio » del Collegio (reg.° 53, c. 66 t.°). Comparso in Collegio Benedetto Morelli rappresentante del re di Portogallo, dichiarò di avere fatto spontaneamente la denunzia riferita nell’ allegato, riconoscendo l’indubitata giurisdizione di Venezia sul-l’Adriatico, e di esser pronto a pagare i dazi competenti verso restituzione della merce in questione. Il Collegio, in riguardo del detto re, delibera la restituzione stessa in seguito al pagamento del dazio. Allegato: 1501, Febbraio 10 (m. v.). — Il Morelli, comparso davanti agli ufficiali alla dogana di mare, confessa (in volgare) di aver fatto condurre per 1’ Adriatico in Ancona certa quantità di zucchero del re summentovato contrariamente alle leggi di Venezia, In seguito a ciò Girolamo Priuli ed Orsato Giustiniani, ufficiali come sopra, (assente il terzo) dichiarano il Morelli reo di contrabbando, riservata la grazia. Successivamente, a domanda del Morelli, concedono ad esso di poter far venire a Venezia lo zucchero (del quale aveva stipulata la consegna, che poi non ebbe luogo, in Ancona a Francesco Balbi), perchè abbia a seguirne il trattamento a norma di legge. — Presenti a tutto ciò i dazieri delle tre per cento e dell’ entrata. Sottoscritto dai suddetti due ufficiali : 1554, Giugno 20. —V. 1579, Agosto 20, n. 75. 4. — 1569, Agosto 27. — c. 56. — Bolla di Pio IV papa, ad perpetuam rei memoriam. Pei servigi resi dalla Toscana e dai suoi rettori alla Chiesa e alla S. Sede, riconosciuti già da Innocenzo IV, Clemente IV, Gregorio X, Benedetto XI, Martino V e Leone X, e per la devozione mostrata da Cosimo (I) de’ Medici, duca di Firenze, che assistette pure Carlo (IX) re di Francia contro i suoi sudditi ribelli ed eretici e che instituí l’ordine militare di s. Stefano; considerate le ricchezze e l’importanza di quello stato, la parentela dei Medici coll’imperatore e il lustro di quella famiglia; sull’esempio di Alessandro III, Innocenzo III e Paolo IV che riconobbero la dignità regia nei sovrani di Portogallo, di Bulgaria, d’Irlanda e di Boemia, conferisce ad esso Cosimo ed ai suoi discendenti il titolo di gran duca di Toscana con tutti i privilegi, gli onori e le prerogative inerenti. Gli dà poi facoltà di usare corona reale e farne adornare lo stemma (v. n. 23). Data a Roma presso S. Pietro (VI kal. Sept.).