28 quale con l’aiuto del sacerdote Deceneo riuscì a riorganizzare i costumi dei sudditi, abituandoli alla disciplina severa ed aumentando saggiamente la loro forza, dimodoché —■ secondo ciò che riferisce S trabón e — erano capaci di mandare 200.000 uomini alla guerra. Così si spiegano1 le importanti vittorie riportate sopra i Celti, tanto che fu considerato come il loro uccisore (Keltokto-nos), e con la consolidazione del suo dominio' sulle due rive del Danubio divenne poi un pericoloso avversario della repubblica romana. Giulio Cesare, proclamato dittatore a vita (46) si preparava a misurare le sue armi con quelle di Burebista. Mia la morte (44 a. C.) lasciò ai successori il compito» di risolvere il secolare conflitto daco-romano. Dopo la morte di Burebista seguirono la separazione e la discordia, fino ai tempi del grande re Decebalo, il quale riunì di nuovo il popolo dei Daci sotto- un governo unitario e, fortificando con i costruttori romani i borghi della Dacia, si preparava all’urto inevitabile contro i Romani. Questi cominciarono a penetrare dai tempi dell’imperatore Augusto nel territorio tracico a sud del Danubio, trasformandolo in provincia romana, sotto il nome di Mòesia. Solo la Scizia minore, la Dohrogea odierna, rimase sotto i re traci. Il Danubio' non poteva formare un ostacolo di fronte all’espansione romana. Non solamente i lavoratori romani ed i commerciani, ma anche gli agricoltori, partiti dall’Italia per trovare delle terre più ampie altrove, penetrarono pacificamente fino a settentrione del fiume e, mescolandosi con gli autoctoni, prepararono la strada alla conquista di Traiano, — il migliore imperatore (op-timxis princeps) tra quelli che ebbero la corona sulle