13 Se ammettiamo che come principio di alcuni periodi storici ai possano considerare anzitutto gli avvenimenti e le personalità eccezionali nella vita dei popoli, non trascurando però neppure le trasformazioni d’indole spirituale e collettiva, che possono essere seguite sotto l'influsso diretto o indiretto, più prossimo e più remoto di questi avvenimenti e di queste personalità, è evidente che gli anni fìssati nell’ultima divisione possono essere meglio giustificati come punti determinanti, come termini di palaggio tra le epoche suaccennate. Anzitutto l’invasione dei Tartari produsse un rivolgimento così forte che cambiò in breve l’aspetto dei paesi nei quali abitava sin cagli inizi il popolo romeno. Come talvolta il terremoto fa franare certi strati della superficie terrestre aprendone allo sguardo la profondità, così l'invasione dei Tartari rivelò all’occhio le profondità nascoste sotto la crosta della dominazione ungherese nel Nord, dei Cumani nel Sud e nell'Est dei Carpazi. Si vide in breve tempo che queste dominazioni erano soltanto nominali e che in realtà sui due versanti dei Carpazi viveva l’antica popolazione autoctona daco-ro-mana, con le sue usanze e le sue istituzioni, diverse da quelle dei dominatori effimeri. Senza questo rivolgimento il popolo romeno, non avrebbe potuto procedere nel Sud e nel Nord dei Carpazi alla costituzione dei suoi stati, nè il voevodato transilvano avrebbe potuto progredire nella sua consolidazione, com; progredì nella seconda metà del secolo XIII, per apparire sotto il comando del voevoda Ladislao, al principio del secolo seguente, come stato quasi indipendente, rivaleggiante col reame ungherese.