46 verna come un vero sovrano, alla corte del quale vanno i pretendenti della corona ungherese, considerandolo come arbitro della situazione. Nemmeno il fondatore della dinastia angioina nel regno d’Ungheria, Carlo Roberto, potè consolidarsi nel governo, se non dopo esser riuscito a persuadere nel 1310, con l’accordo di Szegedi, il voivoda Ladislao a restituirgli la corona regale e a riconoscerlo come « suo padrone naturale e legittimo ». Nello stesso tempo cominciarono gli sforzi anche per l’unione dei piccoli voivodati, nel Sud dei Carpazi. Litovoi, della destra dell’Olt, estendendo il suo dominio anche sul voivodato di sinistra dell’Olt — l’eredità di Seneslav del 1247 — si credeva assai forte adesso nel suo grande voivodato per tentare di liberarsi dalla tutela del re d’Ungheria. Ma il tentativo1 non riuscì da principio. L’esercito' ungherese mandato contro i sudditi ribellatisi rimase vincitore. Litovoi stesso' perì nella battaglia, come uni eroe delle aspirazioni di indipendenza, ed il fratello suo, il voivoda Barbat, cadde prigioniero degli Ungheresi, e fu liberato più tardi in cambio d’una grande somma di danaro. 11 tentativo' fu ripetuto' con perfetto' esito nel 1330, da parte del « grande Basarab Voevod ». Riuscendo ad annientare l’esercito del superbo re d’Ungheria Carlo Roberto da una parte, e ad estendere la dominazione fino alle foci del Danubio dall’altra, cacciando i resti dei Tartari, Basarab « salvò la nazionalità romena dai Turanici » (come si espresse Henri Grégoire in occasione del primo congresso1 di studi bizantini tenuto a Bucarest nel 1924) e diventò il risvegliatore dei Latini transalpini, il Mòsè che con-