132 e tutte le opposizioni turche di fronte all'unione dei principati, così caddero ora gli innumerevoli ostacoli artificiali, coll’aiuto dei quali i nemici secolari della razza romena erano riusciti a ritardare per tanto tempo il compimento di un processo storico che essi fingevano di non comprendere, e che con vana fede s’illudevano d1’esser capaci di scongiurare per sempre. Il risultato naturale di questo processo storico si poteva prevedere. Ancora prima dell’attuazione dell'unione dei principati scriveva Thouvenel, 1 ’ ambasci atore francese a Costantinopoli, nella sua corrispondenza : k l’unione dei principati non segna altra che la preparazione dell’annessione alla Romenia unita delle pro-vincie che si trovano' sottoposte all’imperatore d’Austria ». E l’ambasciatore d’Austria a Costantinopoli, il barone Prokesch - Osten, scriveva in una nota al ministro della Francia che, se i Romeni dei principati venissero incoraggiati ad unirsi in un solo paese, non si contenterebbero soltanto di questo, ma « troverebbero il loro paese troppo piccolo ed aspirerebbero ad uno stato' indipendente, comprendendo anche la Bucovina, la Transilvania, il Banato, e colla pretesa dei Balcani come frontiera. Bella prospettiva per l’Austria!.. No, no, un tale stato non deve esistere. Esso minaccerebbe l’Austria sino alla midolla delle ossa ». L’Austria era minacciata assai da tutte le tendenze nazionali del conglomerato di popoli radunati artificiosamente sotto la sua aquila bicipite. Portando da molto tempo nella stessa coposizione il germe dello smembramento, il suo crollo alla fine dell’anno 1918 non poteva essere evitato,