133 Un viaggiatore inglese, Charles Boner, passando nel 1865 per la Transilvania vedeva chiaramente le cose e diceva esplicitamente che l’Austria s’ingannava quando edificava sulla fede dei Romeni, che « niente li attira verso l’Occidente; le speranze dei Romeni sono- indirizzate tutte verso l’Oriente e tutti nutriscono segretamente la speranza che un giorno, dopo l’unione di tutte le provincie, si fonderà una nazione romena grande e forte » (Cfr. « Arhiva Somesana » 1924, p. 45). Ogni buon successo ottenuto dai Romeni del Sudi e dell’Oriente dei Carpazi aveva le sue ripercussioni naturali nell’anima della Transilvania, incoraggiando i Romeni e spaventando i loro governatori stranieri, che non mancavano di prendere a mano a mano misure politiche ed amministrative per ostacolare o ritardare l’attuazione definitiva dell’unità politica nazionale romena. Così dopo l’unione dei principati (1859) essi cercarono l’unione della Transilvania coll’Ungheria (1865); dopo il buon successo del 1866 ottennero l’abrogazione (1867) delle leggi votate nella dieta di Sibiiu nel 1863-4; dopo la proclamazione dell’indipendenza della Romania (1877) votarono la legge per la magiarizzazione dell'insegnamento elementare (1879); dopo l’innalzamento della Romenia alla dignità di regno (1881) votarono la legge per la magiarizzazione dell’insegnamento secondario; dopo le feste commemorative del 1906, alle quali parteciparono anche i Romeni delle provincie soggettate, seguì senza, ritardo la legge di Apponyi (1907). Ma tutte le loro misure furono vane. Non era possibile arrestare lo sviluppo d’un processo- storico naturale o, secondo l’espressione tanto significativa dello