131 del suo consigliere Giovanni Rratianu e della sua generazione, colla lealtà e la devozione promessa nel 1866, praticata quasi un mezzo secolo e lasciata come testamento politico al suo successore al trono, al Re Ferdinando-, indirizzò con rara saggezza il tempo della preparazione, in tutti i campi della vita di stato, perchè la Romenia potesse compiere la sua missione storica, quando la bilancia del tempo le fosse favorevole. Per questo dovevano intervenire nuovamente, in modi» decisivo, come nel 1853-56, gli avvenimenti del campo della nostra storia nazionale. Essi intervennero proprio alla fine del regno di Re Carlo, inaugurando nelle più gravi circostanze, ma anche con più promettenti auspizi, il regno di Re Ferdinando, la cui fronte s’insanguinò per la corona di spine dell’esodo nella Moldavia prima di ornarsi della corona d’acciaio ad Alba Iulia, come re di tutti i Romeni (15 ottobre 1922). * * * Non. possiamo chiudere questa esposizione dei fatti senza constatare che in un certo senso la storia si è ripetuta ai nostri giorni. Come nel 1853-56 !a rotta della Russia e l’appoggio della Francia crearono un momento favorevole per l’unità dei principati romeni, così la guerra scoppiata nell’estate del 1914, la rotta e lo smembramento della Russia nella primavera del 1917, l’aiuto- della nazione francese e di tutte le nazioni sue alleate diedero una forte spinta al processo storico di integrazione e di unità politica. E come impotenti ri-mesero allora tutte le macchinazioni austro-ungariche