122 COMMEMORIGLI, LIBRO XIX 253. — 1512, ind. XV, Settembre 20. — c. 205. — Istrumento in cui si dichiara che il doge, sedente in trono, con tutto il Collegio diede a Gio. Battista Spinelli conte di Cariati, oratore del re cattolico, ricevente in nome di Bernardino di San Severino principe di Bisignano, il possesso utile a titolo di enfiteusi, di un terreno posto in Napoli fra la casa della Signoria di Venezia e quella di esso principe, verso 1’ annuo censo di 00 due. d’ oro, a norma dell'allegato (v. n. 254). Fatto nella sala del Collegio in Venezia. — Testimoni ; il canc. gr., Alberto Tedaldini segretario del Consiglio dei dieci, e i segretari due. Luigi Barbafella e Vincenzo Sabadino. — Atti di Benedetto del fu Nicolò Pellestrina not. imp. e segr. due. Allegato: 1512, Giugno 23. — Deliberazione del Senato (in volgare) con cui si accorda al nominato principe 1’ enfiteusi dello stabile surriferito (contenente due casalini ed una casetta) con obligo di tenere il nuovo edificio che farà costruire due palmi distante dalla casa della república. 11 censo deve pagarsi per bienni anticipatamente ; il livellario sarà obligato a fare i muri, di cinta su proprio suolo ecc. 254. — 1512, ind. I, Settembre 29. — c. 205 t.° — Ducale in cui si dichiara che 1’ enfiteusi n. 253 fu trasferita a titolo di donazione al principe di Cariati in ricognizione delle sue benemerenze verso la república, per deliberazione del Consiglio dei dieci. Data in Venezia. 255. — 1512, Ottobre 3. — c. 206 t.° — Breve di papa Giulio II a Massimo (Bruni Corvino) eletto vescovo d’Isernia, nunzio a Venezia. Dichiara falso ciò che scrisse alla Signoria 1’ oratore veneto in Roma circa 1’ assenso d" esso pontefice all’ esazione del resto della decima imposta da quella contro il volere papale. Dichiara anzi ricaduto nell’ interdetto il governo veneto se continuasse nell’ esazione. Rinunziò a nuova imposizione per le preghiere del detto governo e in vista delle condizioni finanziarie della república. Cessate queste, e per le necessità della Chiesa e delle cose di Ferrara, che interessano anche Venezia, vuole che sia dato mano a riscuote e la decima consueta dagli ecclesiastici dei domini veneti (la quale abbia a servire per l’impresa di Ferrara), metà destinata alla república e metà al papa. Finita l’impresa, il residuo resterà a vantaggio comune, ed allora, se alcuno dei membri della santa lega tenterà separarsene, Venezia e la Chiesa avranno sufficienti forze per resistere ad ogni nemico. Le artiglierie ecc. deliberate dal Senato per la ripetuta impresa devono mandarsi al più presto in Ravenna, senz’ altro ordine del duca di Urbino. È inutile che il nunzio dia notizie sulle cose del re di Francia; il papa n’è informato. Faccia publicare 1’ editto pontificio sui beni dei ferraresi, eccettuati i luoghi tornati all’ obbedienza. Dato a Roma presso S. Pietro. 1512, ind. XV, Novembre 27. — Solenne dichiarazione di autenticità della copia del suddetto breve, fatta nella gran sala del palazzo ducale di Venezia da-