DOGE ANDREA GRITTI 183 10. — 1526, Aprile 21. — c. 14. — Bolla di Clemente VII papa a Boberto Acciaiuoli fiorentino e a Capino de Capo mantovano, suoi inviati al re di Francia. Volendo procedere alla pacificazione della cristianità onde potersi poi opporre ai progressi dei turchi ; per cominciare dall’ Italia, dà loro facoltà (insieme e separatamente) di negoziare e concludere all’ uopo trattati con Francesco re di Francia, con Enrico re d’Inghilterra, con Venezia, con Francesco Maria Sforza duca di Milano’e con altri potentati che volessero aderirvi (v. n. 13 e 14). Data a Boma presso S. Pietro. (XI lial. Mail.). 11. — 1526, ind. XIV, Aprile 25. — c. 16. — Sindicato con cui il doge col Senato dà facoltà ad Andrea Bosso, segretario ducale residente presso il re di Francia, di stipulare con questo, col papa, col re d’Inghilterra, con Francesco (Maria) Sforza duca di Milano, e con altri potentati che volessero aderirvi, trattati di alleanza (v. n. 10 e 13). Dato nel palazzo ducale di Venezia. 12. — 1526, Aprile. — c. 90. — Ricevuta come nel n. 7, nella quale i defterdari Iskender, Mahmud ed Ahmet dichiarano che il bailo veneziano Pietro Bragadino fece pagare al tesoro imperiale di Costantinopoli ducati 8000 pel tributo dovuto da Venezia per Cipro, dall’ Aprile 1523 al Marzo 1524. 13. — 1526, Maggio 20. — c. 15 t.° — Francesco (I) re di Francia fa sapere di aver data facoltà a Carlo duca di Vendóme, all’ arcivescovo di Sens cancelliere di Francia, a Odetto di Foix conte di Comminges, di Foix e signore di Lautrec, ad Anna di Montmorency gran maresciallo, suoi consanguinei, all’arcivescovo di Bourges, a mastro Giovanni de Selve cav. signore di Cromières, primo presidente del parlamento di Parigi, e a Fiorimondo, Robertet signore di Alluy gran tesoriere di Francia, di negoziare e concludere (unitamente o separatamente) trattati col papa, col re d’Inghilterra, colla Signoria di Venezia col duca di Bari e con altri principi (v. n. 11 e 14). Data a Cognac. 14. — 1526, Maggio 22. —• c. 5 t.° — Istrumento in cui si dichiara che il papa Clemente VII, nell’ intento di pacificare la cristianità, mandò a Francesco I re di Francia, testé liberato dalla prigionia, il suo rappresentante nominato nel il. 10 (Capino de Capo), ed il doge di Venezia e Francesco (Maria) Sforza duca di Milano, nello stesso intento, il loro procuratore nominato nel n. 11. I quali entrambi, d’ accordo coi plenipotenziari del detto re nominati nel n. 13, pattuirono, comprendendo nel trattato l’imperatore, il re d’Inghilterra e gli altri principi cristiani che volessero aderirvi : I potentati contraenti non si offenderanno vicendevolmente, nè alcuno di essi permetterà che venga offeso un’ altro, promettendosi scambievole difesa pei domini che tengono oggi, non compresi quelli del papa e di Venezia fuori d’Italia ; e promettendo di difendere il pontefice contro ogni offensore. Si lascia luogo di partecipare al presente a Carlo (V)