DOGE GIROLAMO PRITJLI 313 essergli pagati, se si volessero. In guerra avrà le prerogative di generale in capo. Gli si comunicheranno tutte le deliberazioni concernenti le truppe di terra, e l’invio di rappresentanti per cause militari. Seguono articoli sull’ accettazione di ribelli e banditi nelle milizie ; sulla giurisdizione del Pallavicini sulle stesse, sul transito delle medesime per lo stato. 121. — 1567, Giugno 24..— c. 136 t.° — Versione in volgare di firmano con cui Selim II conferma, a richiesta di Marino Cavalli ambasciatore e di Giacomo Soranzo bailo, veneti, il trattato n. 13 del libro XXII, richiamando i veneziani alla rigorosa osservanza dell’ articolo che pattuiva la consegna alle autorità turche dei lenenti e corsari "suoi sudditi che fossero presi. Dato a Costantinopoli. 9 22. — 1567, Settembre 20. — c. 125 t.° — Breve di Pio V papa al doge e alla Signoria. Quantunque abbia, con bolla del 7 Febbraio, revocate tutte le concessioni, fatte in addietro dai suoi predecessori, di nominazione e presentazioni a sedi vescovili, metropolitane ed abaziali ; tuttavia, in considerazione dei meriti di Venezia verso la Chiesa, dichiara non volere menomato il diritto di giuspatronato e di presentazione largite da papa Pio' IV sulla sede arcivescovile di Nicosia, che vuole perpetuo (v. n. 72). Dato a Roma presso S. Pietro. — Sottoscritto da Cesare Glorieri. 123. — 1567, Ottobre 10. — c. 143. — Brani (in volgare) del testamento di Antonio Centanni cav., del fu Marco, negli atti del not. Nicolò Moravio pievano di S. Pantaleone di Venezia. Nomina esecutori testamentari sua madre, sua moglie, Tomaso Donato ed Andrea Boldù, suoi cugini, e Vittore] Malipiero. Ordina che dai suoi beni siano tratti ogni anno in perpetuo 108 ducati, da distribuirsi fra i 36 nobili che « anderanno nelle elettioni » del Maggior Consiglio il 17 Gennaio. Se in quel di non si tenesse adunanza di quel corpo, l’importo predetto sia convertito in doti a povere maritande. L’ esecuzione è affidata ai consiglieri ducali e ai capi della Quarantia. 124. — 1567, Ottobre 31. — c. 127. — Estratto dal cerimoniale tenuto da Cornelio Firmani maestro delle cerimonie papali. Vi si espone che in detto giorno il papa, tenuta congregazione coi cardinali nella camera del papagallo, ove si discusse sul modo di aver danari dal re di Francia, passò in cappella pei vesperi ove fu assistito dai cardinali d’ Urbino (Giulio della Rovere) prete, e Simoncelli (Girolamo) e Vitelli (Vitellozzo) diaconi. Vi intervennero gli oratori imperiale, di Francia, di Portogallo, di Venezia e di Savoia, e l’accolito incensò quest’ ultimo prima del veneziano che se ne lagnò col papa. Il 1 Novembre il papa scese in S. Pietro ove celebrò la messa il cardinale Farnese (Alessandro) coll’ intervento dei detti oratori, e qui il veneziano ebbe l’incenso prima del sabaudo, onde apparve chiaro che il giorno precedente tal particolare avvenne per errore. . COMMEMORIAI.I, TOMO VI 40