140 COMMEMORIALI, LIBRO XIX Fatto in Blois, sottoscritto dal re e da Robertet. — Il documento è in volgare (v. n. 45). 45. — S. d. (1516, Dicembre 28). — c. 46. — In seguito al n. 43, il re di Spagna espresse ai rappresentanti del re di Francia il desiderio che vi si aggiungesse : che T imperatore possa tenersi i fortilizi di Butistagno e del Covolo ; siano liberati senza condizioni tutti i prigionieri ; sia permesso agli abitanti in Verona di ritirarsi da quella città colle lor robe, conservando i beni che vi avessero ; i banditi e fuggiti da Milano e da altri luoghi d’Italia per aver seguito le parti del-l’imperatore possano ritornare pacifici e riavere i lor beni. — Il documento è in volgare (v. n. 44 e 47). 46. — S. d. (1516 ?) — c. 38. — Informazione (in volgare) : Non consta che i signori di Gresta, nè i Lodrone, signori di Castelnuovo e Castellano in Val Lagarina, abbiano mai pagato diritti feudali al padrone di Trento. I conti d’ Arco sequestrarono le decime di Nago dipendenti dal castello di Penede vendute dalla Signoria a Bartolomeo del Bene di Rovereto ; i signori di Beseno fecero altrettanto con quelle di Folgaria e di Volano di ragione dei Sai-banti di Rovereto; cosi il capitano di Castelcorno per le decime di Nomesino e Manzano comperate già dal del Bene, I possessori delle decime chiesero ragione dei sequestri, e quelli odierni dei castelli ai quali esse dovevansi risposero che tornati in possesso dei castelli dovevano anche riaverne i diritti. II detto capitano di Castelcorno sequestrò le decime di Avio, Ala e Bren-tonico, già acquistate da Paolo di Jacopo Filippo ed altri, i quali ricorsero a Paolo Liechtenstein e ne risultò quanto è detto in fine. I castelli già posseduti dai Castelbarco erano : Brentonico, S. Giorgio ed Avio, lasciati a Venezia col testamento n. 1 ; Rovereto di Aldrighetto ; Lizzana, Frataglia, Albano e Nomesino di Guglielmo di lui fratello; Castelbarco di Francesco loro nipote — questi furono tutti tolti ai possessori per avere, nel 1434 circa, mancato alla fede verso la republica — ; Beseno e Castelpietra di Marcabruno, mancato senza eredi, quindi del duca d’ Austria, che diede il primo ai presenti possessori, il secondo è ora dell’ imperatore ; Nomi, Castelnuovo, Castelcorno e Castellano erano di Giovanni, aderente al vescovo di Trento — Giorgio di Lodrone, offeso dal detto Giovanni, lo assali e gli tolse i castelli, due dei quali, Nomi e Castelcorno, diede al vescovo che li restituì agli eredi di Giovanni con obligo di omaggio e di rinnovazione d’investitura, poi i castelli passarono all’ imperatore che vendette il primo a Pietro Busio da Trento e diede il secondo a Paolo Liechtenstein suo tesoriere ; — Gresta ò ancora dei Castelbarco ; Penede fu tolto ai Castelbarco dai d’ Arco ai quali lo tolse Venezia. Venezia fece vendere i beni di Azzo Francesco di Castelbarco nel 1434, affidando la cosa ad Andrea Gussoni podestà a Rovereto e a Francesco Garzoni governatore delle entrate. Perduta dalla republica la valle Lagarina, la giurisdizione di Azzo fu data a Paolo Liechtenstein che a?ì pose un suo capitano, il quale pretendeva le decime come le esigeva il Castelbarco, volendole feudo del