184 COMMEMORIALI, LIBRO XXI eletto imperatore, al re d’Inghilterra, a Ferdinando arciduca d’ Austria e a tutti i principi cristiani che lo volessero ; al primo però a patto che restituisca, verso competente taglia, i figli al re di Francia, il ducato di Milano al duca, e che rimetta gli stati d’Italia nelle condizioni anteriori all’ ultima guerra, nè scenda per l’incoronazione che nei modi stimati convenienti dal papa e da Venezia; e finalmente che paghi quanto deve al re d’Inghilterra. Gli alleati arruoleranno a spese comuni 30000 fanti, 2500 cavalli grevi e 3000 leggeri colla competente artiglieria, e ciò dopo la consegna al re di Francia delle ratificazioni del presente. Si fissano le contribuzioni in soldati e in danaro dei singoli contraenti. L’esercito sarà mantenuto fino alla pacificazione completa d’Italia. Il re di Francia si obliga a far guerra fuori d’Italia contro quel potentato che vi venisse ad offendere alcuno dei confederati, onde divertirne le forze. Gli alleati assolderanno fanti svizzeri, e il re stesso si adoprerà onde possano averli a buone condizioni. Ratificato il presente, i contraenti faranno uffici presso l’imperatore per la restituzione dei figli del detto re come sopra ; se non riusciranno, pacificata l’Italia, assisteranno il re con 10000 fanti, 1000 cavalli grevi e 1500 leggeri onde possa ricuperare i figli colla forza. I confederati italiani e il re promettono di assistersi vicendevolmente con un numero di . milizie eguale al-1’ espresso ultimamente qui sopra qualunque volta un altro potentato mova contro uno di loro le armi. Essi appresteranno e manterranno per le occorrenze marittime una fiotta di 28 galee e altre navi (e se ne fissano le quote rispettivamente competenti) con riserva al re di poter ritirare le sue in caso gli fosse mossa guerra per mare in Provenza o luoghi circostanti ; e se tal guerra fosse per lui di grande pericolo, si manderanno in suo aiuto anche le navi de’ collegati, non occupate in difesa dei rispettivi stati, trattene quelle del papa. Esso re promette di non molestare lo stato di Milano, ma anzi di difenderlo contro eventuali attacchi dell’ imperatore e di altri potentati, a patto che quel duca gli paghi in Lione un conveniente annuo censo da determinarsi dal papa e da Venezia (e con costoro guarentigia), ma di almeno 50000 aureorum ; e eh’ esso duca assegni conveniente pensione a suo fratello Massimiliano, cessando cosi quella pagata a costui dal re. Saranno restituiti i beni atutti coloro cheli perdettero per causa politica parteggiando pel re, e nominatamente ad Alberto (Pio) conte di Carpi. Il re darà in moglie al duca una principessa del suo sangue scelta dal papa ; procurerà che il duca stesso subentri ad esso re nell’ alleanza che questi aveva cogli Svizzeri a difesa dello stato di Milano, e quindi negli oblighi relativi (che si espongono), e il papa e Venezia procureranno che il duca li osservi; mancandovi, sarà escluso dal presente. Il re promette osservare il presente anche rispetto a Massimiliano Sforza, se succedesse al fratello nel ducato. Il contado d’ Asti sarà restituito al re, o, se ciò non paresse conveniente ai confederati, al duca d’ Orleans (Carlo) suo figlio per essere dato dal re in governo a chi crederà fino all’ età maggiore di esso Carlo. Se Genova verrà a devozione dei confederati, vi si lascierà il doge Antoniotto Adorno, o se ne muterà lo stato come converrà a quelli, riservato al re il titolo e il diritto di supremo dominio. Se l’imperatore non facesse quanto è detto nell’ articolo secondo, finita la guerra per la pacificazione