210 novra stordito ed incapace a compiere qualsiasi movimento volontario. Vi rimasi fino a che l’acqua stessa, facendomi galleggiare, non mi portò a battere contro la volta. Udii allora la voce dell’operaio Grillo che cessando di vivere, chiedeva aiuto. Fu allora che ebbi quasi un risveglio di coscienza; il mio sommergibile mi parve una tomba e non si udiva più nessuna voce, perchè tutti erano morti. Assistito da una subitanea lucidità di mente mi spinsi allora sotto al portello ed attraverso questo passai nella torretta, dai vetri dèlia quale vidi l’acqua tutta torbida di nafta e notai subito che il portello era chiuso. Feci dei tentativi per salire la scaletta ma sentivo di non poter riuscire e mi lasciai così portare dall’acqua stessa che continuava ad aumentare. Presi la maniglia del portello, tentai disperatamente di aprirlo ma non vi riuscii : mi disponevo così ad attendere la stessa sorte dei miei compagni. Ma l’acqua crescendo ancora sotto al portello, non mi lasciava più respirare; inghiottii acqua e nafta, non avevo più aria, non avevo più vita. In una vera convulsione di sforzi disperati il portello cedette e, nello stesso attimo in cui io ne ero fuori, il Medusa, era scomparso. Incominciai allora in acqua a nuotare. Appena potevo servirmi delle braccia e delle gambe per galleggiare; con la destra mi tolsi la scarpa del piede sinistro e mi disponeva a togliere quella del piede destro quando mi accorsi che con essa veniva anche il piede. Sentii mancarmi le forze; mi misi supino e gridai « aiuto » agli altri che si erano allontanati di 200 metri. Vidi giungere allora l’ufficiale in 2° il quale mi aiutò a spogliare e mi raccomandò di essere calmo, facendomi notare che fra poco sarebbe venuta la torpediniera della quale si vedeva il fumo. Ma questa scomparve del tutto e non tornò. Così affidati a noi stessi si cercò di raggiungere il gavitello vicino e lo raggiungemmo. Qui io rimasi afferrato all’anello per un poco ma le forze non mi reggevano più; ero andato già sotto una volta. Allora i compagni, imbragatomi con un corpetto bianco, mi legarono al gavitello. Si scorsero lontano due vele con rotta verso Venezia : due dei nostri con il permesso dell'ufficiale, cercarono di raggiungerle, ma erano a metà strada quando esse cambiarono rotta allontanandosi e facendo cadere dall’animo nostro una ultima speranza. L’ufficiale in 2° cercava di mantenerci calmi e fiduciosi dicendoci di aver coraggio e di aver fede in Dio. Tutti rimanemmo muti: nessuno più azzardava l’idea di allontanarsi dal gavitello nuotando verso un ignoto aiuto : eravamo fiduciosi del resto che prima o dopo sarebbe venuta la nostra torpediniera a prenderci. Ma ecco che si scorge un periscopio a non più di 200 metri : noi tutti leviamo le braccia