23 le forze nemiche si ritireranno, tutti i sommergibili, usciti per la difesa, rientreranno subito in porto, per lasciare libero il campo alle siluranti, le quali non dovranno uscire fino a tanto che i nostri sommerbibili non siano rientrati o per lo meno emersi, in prossimità dell’ancoraggio. (( Le istruzioni sul compito assegnato a ciascun sommergibile saranno compilate quando siano definiti con maggior precisione la data e l’obbiettivo dell’operazione. « Intanto occorre conoscere al più presto se deve essere sospeso il servizio di Saseno oppure quello di Pelagosa, perchè il mattino del 12 corrente dovrebbero partire i due rimpiazzi. Jl capitano di fregata - comandante G. Giovanntni ». Il giorno 11 luglio venne effettuata l’occupazione dell’isola di Pelagosa, considerato allora come il nostro centro di vigilanza sui movimenti del nemico nel medio Adriatico. Questa occupazione veniva a costituire un grave pericolo per le forze navali austriache che, con ripetuti attacchi, cercarono di obbligarci all’evacuazione. Questa venne eseguita più tardi quando l’approntamento delle sopracitate basi lungo il litorale rese più facile il compito di agguato lontano ai sommergibili. L’occupazione di Pelagosa richiese una maggior quantità di sommergibili che operassero in quella zona e per questo Venne sospeso l’agguato a Saseno e nel Golfo del Drin pur continuando quello davanti a Bari e a Barletta. Fu anche riconosciuta, dal comando in capo dell’Armata, la grande utilità di una attiva sorveglianza allo sbocco del Canale di Zuri. Concordi informazioni così da fonte italiana come da fonte francese, assicuravano che il principale movimento del naviglio austriaco avveniva attraverso detto canale e propriamente nelle acque di Capocesto. Per vigilare il traffico in quei paraggi, sia che si trattasse di contrabbando diretto al nemico sia che unità nemiche uscissero da Zuri per tentare scorrerie lungo le nostre coste, fu ordinato un servizio di agguato. I sommergibili pernottavano a Barletta, giungevano a Zuri, vigilando nell’andata il tratto di mare dal Gargano a Capo Planka, rimanevano un giorno in agguato e ripiegavano poi su Pelagosa con l’ordine di fermarsi 24 ore in quelle acque, per contribuire alla difesa dell’isola.