212 vi era una dreadnought (secondo quello che mi dissero) in allestimento. Inoltre appresi che la Germania aveva inviati 19 sommergibili i quali erano stati mandati a Pola, montati e poi armati con equipaggi ed ufficiali tedeschi. 1/8 luglio, con molto disagio per me, mi trasportarono a Gratz in uno ospedale, dove da quei medici non ebbi le buone cure di Pola. A Gratz, dopo l’occupazione di Varsavia, assistetti ad un gran movimento di truppe che dal fronte russo venivano al nostro fronte e vidi passare di sotto alle mie finestre una infinità di pezzi di artiglieria di ogni calibro. Il 7 ottobre 1915 fui inviato a Mauthausen, avendo ancora l’apparecchio di frattura a posto. Le prime notizie che appresi dai miei compagni che vi trovai furono quelle della perdita del Città di Ferrara e del Città di Jesi. Quest’ultimo aveva lanciato a Pola tutte le sue bombe bene a segno producendo rilevantissimi danni. A Mauthausen dovetti subire un’operazione alle ossa della mia gamba, operazione che non riuscì se non a farmi restare ancora a letto molti mesi. Nonostante fossi malato, soffrii il freddo e la fame fino a che non ebbi dalla mia famiglia il necessario per potermi sfamare. Non è il caso di raccontare qui tutte le sofferenze e le privazioni a cui vengono sottoposti i prigionieri : una pallida idea l’hanno potuta dare i giornali italiani. Dirò solo che dei prigionieri italiani facenti parte del trasporto n. 186 e 187, da 500 che erano, attualmente sono appena una sessantina. Taranto, 7 gennaio 1917. Subordinato 2° capo torpediniere E. Paolo Modugno ». Rientrato dalla prigionia, il tenente di vascello Gio. Batta Carniglia compilò il seguente rapporto sulla perdita del sommergibile Medusa, del quale egli era ufficiale in 2° : « Nel turno di crociera, la partenza del Medusa era fissata per il tramonto del giorno 8 giugno. Il sommergibile non era pronto. Nell’ultima missione avuta avevamo dovuto interrompere la crociera e rientrare da Lussin Piccolo con i soli motori elettrici avendo tutti e due i motori termici fatto avarie gravi. Sette giorni di lavori erano stati appena sufficienti per le riparazioni assolutamente necessarie, ma non tutti gli incon-