208 5) il ricupero della parte poppiera non avrebbe presentato difficoltà. Data la posizione dello squarcio era da ritenere che i motori termici e forse anche gli elettrici (salvo rifacimento degli avvolgimenti) ed i tubi di lancio, fossero in buone condizioni; e quindi pareva valesse la pena di tentare il ricupero. Questo sarebbe stato possibile avendo potuto disporre del pontone Anteo che però, in quel tempo, era dislocato a Taranto. Poiché si riteneva grave imprudenza assoggettare il pontone stesso ad una traversata dell’Adriatico, data la sua velocità ben limitata, così venne stabilito di rimandare ad epoca più opportuna il parziale ricupero. Al principio dell’anno 1917 rientrò dalla prigionia, perchè in precarie condizioni di salute per una ferita sofferta, il 2" capo elettricista Paolo Modugno, matricola 59167, il quale per primo fece una relazione circa l’affondamento del Medusa (egli faceva parte delle cinque persone sfuggite al disastro). Si riporta integralmente la relazione : (( La mattina del 10 giugno il Medusa di ritorno da una faticosa crociera, durante la quale si erano riportate diverse avarie ai motori a combustione, giunto nella zona sorvegliata dalle nostre torpediniere ed avendo bene scrutato l’orizzonte, venne a galla e mise in rotta per Venezia. Eravamo a 20 miglia da Venezia ed a 6 miglia dalla foce del Piave vicini al nostro gavitello quando, verso le ore 6 ad una distanza di 400 o 500 metri ci venne lanciato un siluro. Il comandante sig. Vit-turi, che ne aveva vista la scia, ordinò che tutto il timone fosse messo a dritta e manovrò contemporaneamente il telegrafo del motore elettrico di sinistra, ma, andando il Medusa a velocità ridotta, non accostò tanto presto da evitare il siluro il quale venne a scoppiare sotto la poppa. « I superstiti del disastro, subito dopo il siluramento del Medusa erano, oltre a me, il signor comandante, l’ufficiale in 2°, il sottocapo S. Fontanive, il silurista Sommella, il marinaio Deiana ed il marinaio Costanzo. Quest’ultimo, al