217 dizioni, abili nuotatori, di più provvisti di tre collarini. A ciò dobbiamo l’aver potuto rimorchiare Modugno per un lungo tratto e l’aver potuto assicurarlo poi al gavitello imbragandolo con un corpetto ed un paio di mutande che io stesso ordinai al sottocapo Fontanive di conservare per questo scopo. Credevo fermamente che la torpediniera sarebbe tornata per quanto non si desiderasse affatto che si fermasse o che solo rallentasse per raccoglierci. Nessuno di noi poteva pretendere ciò. Sapevamo che il nemico era là, ma se la torpediniera avesse traversato a 25 nodi le acque nelle quali il Medusa era stato colpito, ed avesse lasciato cadere il battellino che portava alla grue, noi avremmo potuto raggiungere Faro di Piave prima di mezzogiorno. Inoltre credo fermamente che se ciò fosse stato fatto immediatamente dopo avvenuto lo scoppio, qualche altro ferito avrebbe potuto essere salvato. Visto che la torpediniera era sparita verso la costa e che più non ritornava pensai che fosse andata per dare avviso della perdita del Medusa ad una delle stazioni di vedetta e sperai che presto o tardi sarebbe giunto da Venezia un motoscafo. Il mare era piatto, la mattinata limpida, ma le acque freddissime. Esclusi due bragozzi in vela, ed in calma perfetta, distanti da noi un paio di miglia verso Venezia, l’orizzonte era deserto. Il marinaio Deiana ed il sottocapo Fontanive mi chiesero di lasciarli partire per raggiungere i bragozzi. Li sconsigliai data la distanza; insistettero ancora. Li lasciai partire convinto che sarebbero immediatamente tornati. Difatti, percorsi forse 200 metri, tornarono indietro. Sicuro che l’aiuto sarebbe certamente arrivato pregai tutti di tenersi tranquilli, ed attendere con fede. In questa ferma convinzione rifiutai dapprima di essere raccolto quando il sommergibile che ci colpì venne a galla vicino al gavitello. Vedemmo il suo periscopio a 40 o 50 metri a sud di noi: navigava lentamente verso levante. Sperai un momento potesse trattarsi del nostro sommergibile in agguato in S. 2. Facemmo dei segni, agitammo le braccia. Ci scorse subito, manovrò rapidamente e venne verso di noi. Mi accorsi allora che la lente del periscopio era quadrata e che di conseguenza non poteva essere dei nostri. Affiorò in pochi secondi ed un ufficiale, che saltò dalla torretta sul dorso del battello, ordinò in italiano « venite a bordo » - risposi : « no, vi prego di prendere il ferito ». Non disse nulla. Vidi salire sul ponte un altro ufficiale, due o tre marinai staccare delle gaffe, ed udii una specie di aspra discussione fra i due ufficiali. Capii che sarebbe stato inutile insistere; liberai Modugno dal gavitello e lo rimorchiai al fianco del sommergibile. Gli altri tre miei -compagni erano già sul ponte. Mi venne incontro il comandante ed in inglese mi disse che avrebbe raccolto i sani ma