GT ★ ★ ★ Nell’ottobre, le disposizioni circa l’impiego del naviglio subacqueo non si trovarono più confacenti alle condizioni del momento. Il criterio al quale era stato informato fino allora il servizio offensivo dei nostri sommergibili in Adriatico era in massima quello di tenere costantemente in agguato qualche unità presso le basi marittime avversarie od in punti di passaggio più importanti della costa nemica. Questo servizio sistematico, che era ormai di certo a cognizione del nemico, aveva perduto quasi totalmente la sua efficacia mentre era diventato sempre più rischioso perchè il nemico aveva ripreso la naturale precauzione di compiere i movimenti delle sue navi soltanto di notte, seguendo generalmente rotte ben protette, ed aveva perfezionato ed intensificato i mezzi di sorveglianza, di caccia e di difesa contro i sommergibili. In più di due anni di guerra il numero dei sommergibili nazionali ed alleati perduti nelle acque nemiche era in proporzione troppo rilevante rispetto all’entità dei risultati materiali conseguiti, e ciò malgrado l’abilità e la tenacia con le quali le ardue missioni erano state condotte. L’obiettivo importantissimo conseguito dal nostro naviglio subacqueo, di immobilizzare il grosso della flotta nemica e di proteggere le nostre coste da attacchi in forza, era dovuto piuttosto alla minaccia della sua costante attività che non alla particolare dislocazione dei sommergibili in vicinanza della costa e delle basi avversarie. Lo stesso obiettivo poteva essere raggiunto stabilendo le crociere delle unità in mare largo, con zone d’azione più estese e variabili, scelte sulle rotte di più probabile transito nemico. Questo sistema presentava diversi vantaggi : 1) eliminava il pericolo delle difese e dei mezzi di caccia locali del nemico; 2) facilitava la sorpresa nell’attacco; 3) rendeva possibile un eventuale collegamento di comunicazioni con le proprie basi; 4) non implicava la necessità di mantenere l’immersione a piccolo moto per tutta la giornata senza interruzione, e