229 a lungo alla superficie e nello stesso posto e come fosse da temersi un attacco di sorpresa di sommergibile nemico; quindi i comandanti dovevano richiedere un’attiva vigilanza dal personale di vedetta dell’isola, vigilanza che presumibilmente si poteva utilmente compiere data l’elevazione sul mare della stazione e la eccezionale limpidità delle acquee. Il servizio a Pelagosa era in massima di 36 ore e di 54 ore in casi speciali. I comandanti dei sommergibili erano autorizzati a fare escursioni verso le Curzolane e verso le Tremiti; ma, dopo il primo attacco in forze del nemico a Pelagosa, questa autorizzazione fu annullata. In generale i sommergibili, arrivando a Pelagosa prima dell’alba, s’immergevano e rimanevano immersi fino alle ore 6 o alle ore 7 ed il secondo giorno si immergevano verso le ore 3 o le ore 3,30. Era stato improvvisato sotto l’isola, a Zadlo, un ormeggio per le unità che così rimanevano maggiormente pronte ad immergersi. In caso di bisogno esse avrebbero potuto mollare subito il cavo invece che salpare la propria àncora o filarla per occhio. I comandanti, quando in emersione, preferivano tenersi sotto l’isola perchè, proiettandosi così sulla roccia, erano meno visibili dal largo. Era stato in modo speciale raccomandato al presidio di non fare uso di segnali non regolamentari e di non chiedere mai ai sommergibili di trattenersi fermi a galla presso l’isola. All’alba del 5 agosto pervennero alle basi nostre i primi telegrammi (vedi Appendice) dai quali risultava che verso le ore 4,30 o le 5, cioè poco dopo atterrato, il Nereide, il quale non aveva nessuna comunicazione ufficiale da fare all’isola, nè ordinaria, nè urgente, si era andato ad ormeggiare a Zadlo. Ciò apparisce come un’imprudenza, perchè a quell’ora, poco dopo l’alba, la vigilanza della stazione di vedetta non poteva essersi pienamente esplicata. Non è però da escludere che il sommergibile sia stato obbligato ad andare all’ormeggio per qualche avaria tanto più che la traversata a causa del mare agitatissimo doveva essere stata cattiva. Ed infatti il sottotenente di vascello Giancarlo Vallauri testimone oculare del breve tragico duello che poi seguì, provò grande meraviglia nel vedere il sommergibile ormeggiarsi a quell’ora insolita. Il Nereide era fermo da pochi minuti a Zadlo quando lo si vide mollare l’ormeggio e tentare di immergersi quasi sul