- G4 - Ma io tonili duro; voleva ad ogni costo marciare su Nicea a traverso i monti.... Sicché il Caimacam, seccato anzi che no, fini col dire: « Ebbene, se tale è proprio la sua volontà, sia... Nulla io posso fare per contrastare i suoi disegni, avendo 1’ ordine di mettermi a sua disposizione.... Però, malgrado tutta la mia buona volontà, non posso darle che una scorta di due gendarmi, non rimanendomi altrimenti chi custodisca le prigioni, e non le nascondo che ho una maledetta paura che i briganti mi sfuggano!... Ma perchè — ribadiva il mio uomo — non va a Ohri-da?... Che farò io mai se lei dovesse capitare fra le unghie di Fezu-Fetà!? Fezu-Fetà è un bandito terribile — e il mio uomo stralunava gli occhi... — che si annida fra le montagne fra Nicea e Lunca, e se lei va là, e piomba fra i suoi artigli, di chi, se non di me, la responsabilità? Ua Ohrida è molto meglio, creda.... Fezu-Fetà ha quindici compagni con sé, e che potrà mai fare lei solo, con due gendarmi, e che potrò fare io se i briganti mi scapperanno dal carcere?!... » Ma io tenni pur sempre duro... In verità, io aveva sentito parlare di quel brigante pericoloso assai, ma mi avevano anche assicurato che esso si trovava in allora nelle regioni di Elbasan. Quindi, sospettoso benanco che M Turco anatolista non fosse sincero, e che volesse soltanto impaurirmi, come di solito fanno le autorità turche con gli europei, mostrai al Caimacam, por tutta risposta la lettera di raccomandazione datami da Hilmi-pascià, e piantai in asso il Caimacam in persona! Finalmente, dopo quattro giorni, potei partire, con l’istitutore Balamace, verso Nicea, e accompagnato da un romeno di Nicea stessa, con cui avevamo l’intesa fin da Coritza, nonché da due gendarmi, uno albanese-musulmano e l’altro romeno di Lunca. Eravamo dunque in cinque, e tutti armati, io e Balamace di rivoltella, gli altri di carabina. Alle due pomeridiane circa lasciammo Pogradetz. Lambì, il