- 333 - lanciai il grido dell’ armi verso l’uomo dell’ aratro, che, non prevedendo di qual genere di vittima al capestro si trattasse, corse trafelato da noi.... Ma ben presto ci accorgemmo che lo spavento era sproporzionato alla gravità del caso, poi che la capretta era prigioniera sol per le corna...; i guinzagli dell’erbe avevano, come in laccio di corda, avvinto la poverina... e in breve riuscimmo a liberarla dalla fortuita esecuzione capitale. Frattanto, un romeno, attratto dall’insolito tramestio, ci veniva incontro, e, appreso chi io fossi, volle a tutti i costi che andassi in sua casa. Accettai il grazioso, insistente invito, pur dopo aver opposto recisi rifiuti... «prò forma», come sempre, per dar ad intendere ai gendarmi che il caso soltanto mi faceva qua e là deviare dal cammino! L’ottimo uomo mi offerse del caffè, dei dolciumi e dei liquori, con una spontanea, cordiale amabilità, che tutta la famiglia condivise, addimostrando la comune gioia per la mia inaspettata visita, e costantemente pregandomi di riferire in patria quanto mi si raccontava e io vedeva in quei paraggi.... « Non dimenticare il mio nome — ripetè più volte il romeno — annotalo nel taccuino... Gligore S.* Tumà, di Cutali.... » Ed ecco appagato l’ardente desiderio del simpatico compatriota.... Cutali conta sei o sette case di romeni, originari di Lubsca, che coltivano terre proprie, acquistate allo stesso modo di quei di Cossina. Le abitazioni sono di pietra, ma di aspetto poverissimo. Avviatomi di bel nuovo verso Premeti, e incontrate alcune donne di Cutali, fui da queste amichevolmente riverito; mi presero per un maestro di scuola mandato in missione colà dalla Romania, nè a me riuscì di far loro comprendere la verità.... Fra loro, le meschinelle, si rallegravano, evidentemente, di avere alfine un dascdlo romeno! Dopo una mezz’ora di viaggio entrai a Premeti, andando, come di solito, ad abitare in un « han. »