— XX — quasi, del venerando nostro scienziato veniva, solo un anno dopo, al Congresso nazionale italiano tenutosi in Milano, solennemente approvato. Ma trattavasi d'un concilio... nazionale, e tutto rimase allo stato... di pio desiderio! Il Baldacci non disperò, tuttavia, e fisa la mente al generoso disegno di costituire la Commissione « ad hoc », risolvette d’ imprimere egli, al progetto, e da solo, un novo slancio, recandosi di persona a studiare uno degli elementi meno conosciuti della Penisola Balcanica, il latino, principiando dai Romeni di Albania, per che più vicini questi all’ Italia e forse più importanti, per poi passare agli altri, lontani assai, della Macedonia e del Pindo. Ma una grande difficoltà si era frapposta al cammino del Baldacci: V idioma. Durante i suoi molteplici viaggi nella vasta penisola, egli s’era formata la convinzione che soltanto un connazionale avrebbe potuto sviscerare la questione attuale dei Romeni albanesi. Egli, quindi, a me si rivolse, vivificando d’un subito le mie povere forze per raggiungere il buon fine, dal punto di vista statistico, etnografico, linguistico e del sentimento della coscienza nazionale. Intrapresi così il mio primo viaggio in Albania, guidato amorevolmente dal Maestro insigne e, mercè le sue raccomandazioni, sostenuto dalle Autorità consolari italiane del luogo. I risultati che ne sortirono parvero soddisfacenti anche ai maggiorenti del mio stesso Paese, che mi consigliarono di fatto a proseguire, talché to’ indussi a fare un secondo viaggio in quelle contrade, quindi un terzo, che ora descrivo in rapidi appunti e in modestissima veste italiana