— 219 — Certamente, sarebbe utile studiare le relazioni tra Farseroti e Albanesi, regolate da un filo di amicizia che un tal quale diritto consuetudinario va cementando. I Farseroti s’imparentano con i romeni Moscopoleni, prendono in moglie ragazze moscopolene, e viceversa; però, i Far-salioti preferiscono di unirsi con famiglie di certa fede romena, nazionale. Essi non hanno sventuratamente delle scuole romene e delle chiese nazionali, malgrado siano molti i centri in cui le une e le altre potrebbero ben sussistere, venendo pure in aiuto dei dintorni. In alcuni Comuni romeni esistono chiese e scuole greche, ma i farseroti odiano i greci e a malincuore mandano i loro bimbi ad imparare la loro lingua, anche per la ragione eh’essi non riescono ad apprenderla nè di quella sentono alcun bisogno, nessun greco abitando la regione Vallona-Ardenitza-Berat, all’infuori dei Consoli greci di Vallona e Berat, e di pochi commercianti sparsi qua e là nei maggiori centri. Ai Farseroti di Selenitza domandai appunto il perchè della loro ripugnanza ad inviare i ragazzi alla scuola greca del villaggio, e mi fu cosi risposto: «Il romeno è caparbio..,; piuttosto che far frequentare da’ suoi ragazzi i banchi di quella scuola e far loro apprendere l’idioma greco..., preferisce mandarli a custodire le pecore in montagna ! » E quanto i buoni farseroti amerebbero di avere scuola e chiesa romene! ma come e a chi domandarle? Convinti di essere stranieri per tutto, e soli al mondo, quantunque abbiano sentito parlare della Romania, si persuadono di giorno in giorno che non un soccorso può giunger loro da alcuna parte. Eppure non albaniz-zati, non grecizzati, quali essi vengono a trovarsi, meritano tutta la nostra ammirazione, poi che serbarono e serbano pura la nazionalità romena, e meriterebbero il nostro aiuto, sotto qualsiasi forma, e presto, assai presto!... Questa sarebbe opera non solo