- 196 - cornano nell’anima. Ora, io aveva sentito dire prima del viaggio nell’Albania centrale, che agli uianiti era vietato, per scomunica, di farsi preti; ma l’apparizione d’un sacerdote uianita venne subito a sfatarmi la leggenda.... D’altra parte, avendo chiesto a un romeno uianita perchè i suoi connazionali non indossassero quasi mai l’abito talare, mi fu risposto sorridendo: «0 chi mai ci ha imparato a leggere e a scrivere per potere anche noi diventar preti?! » Appena giunto alle abitazioni dei romeni farsalioti, mandai a chiamare Petru e Mitru, ma nè l’uno nè l’altro si vide; frattanto, mi sentiva illanguidire lo stomaco da una fame rabbiosa, sicché arrischiai di domandare a una povera e magra romena se ci fosse possibile di trovar un boccone in qualche casa, e la meschina si affrettò a spedire un messo in cerca del boccone...; ma il messo non si fece più vedere!... Scorsi allora un romeno che furtivamente sgattaiolava fuor del Comune, e lo chiamai, ma egli fece lo gnorri; un altro, poco dopo,... « idem »! «Oh! che hanno questi, Mitro?...» domandai al compagno che se ne stava in disparte, imbronciato per la stanchezza, ma ancor più per la fame in arretrato, e pieno d’ira mal repressa non avendo io voluto ascoltar il suo consiglio di rifocillarci a Cerveni. «Sono atterriti dai turchi, signore! Non vedi tu come tutti si nascondono per la paura...? » Ne rimasi dolorosamente stupito, e lo stomaco continuò con maggior lena a torturarmi, malinconicamente ; tuttavia, non mi venne neppur in capo di tornare a Cerveni. Presi il coraggio a quattro mani, e ripresi ad implorare la povera e magra donnetta perchè ci regalasse un po’ di torta di grano, almeno.... E la meschina, dopo molta esitanza, ci ammani, finalmente, la torta calda, cotta lì per 11, con un po’ di formaggio al tegame, e per chiusa una tazza di caffè....