- 125 - stante di famiglie romene, d’origine farserotesca-musachiara, fuse con gli albanesi. Questi romeni vivevano piuttosto in disaccordo fra loro, per gl’intrighi dei preti greci, che volevano insinuar nel loro cuore l'ellenismo. Il giorno stesso del mio passaggio si aspettava l’arrivo del despota (arcivescovo) greco, il quale veniva appunto per convincere gli abitanti a iscriversi come greci quando la Commissione del censimento si fosse colà recata. Delle venti famiglie romene solo quattro possiedono terreni; le altre coltivano i campi di Daileani-bey. Lasciata Libonia, tornai a Bitcuchi per una scorciatoia del monte prima salito per giungere alle calive; e da Bitcuchi me ne tornai subito a Moscopole lungo un sentiero ancor più pericoloso di quello dell’andata. Verso sera entravo costi, in casa del prete di cui ero stato ospite gradito per una notte; sempre cortese, il sacerdote mi offerse quanto aveva di meglio, alloggiandomi in una camera con un letto che mi sembrò eccellente. Non m’ero fermato a Moscopole fin dal primo mio giungere nel Comune, essendo i Moscopoleni di sentimenti greci; essi avrebbero potuto sospettare delle mie buone intenzioni, intralciando cosi le mie ulteriori indagini sui Romeni dei dintorni. A Pogradetz, sul lago di Ohrida, avevo già corso il rischio di essere scacciato, poi che i grecomani, a quanto seppi, erano andati a lagnarsi di me presso il Caimacam turco, e questo, desideroso di liberarsi della mia presenza per non incorrere in qualche possibile resposabilità, aveva in mente di telegrafare a Coritza. Decisi allora di far la passeggiata in barca sul Iago fino al monastero di Santo-Naum. Ad evitare consimili noie in Moscopole, senza pregiudicare i miei futuri studi, mi sòn fatto passare per italiano, appena