— XXI — dal romeno del volume già pubblicato nel 1906, sotto gli auspici del Ministero della Pubblica Istruzione di Bucarest (V. È d' uopo, adesso, che io dica al Lettore dei fini che mi trassero a stampare in italiano «I Romeni di Albania*? Col mio primo viaggio nella Mmacheia ben potevo io appagarmi del fatto compiuto in difesa de’miei connazionali; in quel tempo, il Baldacci non era preoccupato che dalla formazione del Comitato scientifico europeo cui accennai. Ma venne in appresso il nostro perfetto buon accordo su un altro punto pia vasto del problema, al quale convergemmo tutti i nostri sforzi: far interessare, più che per lo passato, alla sorte dei fratelli latini di Turchia tanto i Romeni del Danubio quanto gl’ Italiani, e non solo dal lato sentimentale —, se pure il sentimento non valga di per se medesimo alcunché nella vita dei popoli —, ma ben-anco dal lato pratico, utile così alla Romania che alla patria di Dante, onde conservare V elemento latino dei Balcani libero dalle influenze che possano alterarne il carattere, consolidandone per l’avvenire il tipo, mettendolo in grado di potersi da sè avviare lungo la strada del progresso civile, e nel contempo incanalare il corso delle aspirazioni italo-romene. Poi che queste aspirazioni, politicamente parlando, si risolvono al postutto in un desiderio unico: lo statu-quo; laddove nel campo economico, l’orizzonte dovrebbe spaziar oltre i confini dei protocolli diplomatici, per giungere all’alto (1) L'edizione italiana viene arricchita con il viaggio del 1907, con molti clichès e con una carta geografica a colori.