— 322 — a riposiire le mie stanche membra, come e con quanti miei... simili non accennerò più, in un fetido antro! All’ alba si prese la strada per Tepeleni, che segue il corso del Voiussa. Quando il fiume è in magra, i passeggeri — rarissimi del resto — varcano il letto quasi asciutto a piedi; ma allorché le acque vorticano in piena, i viandanti ne toccano la riva destra, girando la montagna nel folto d’un bosco, per un viottolo che talora si rende malagevole financo al passo d’una coppia di cavalli. Eppur bello è il Voiussa, nella sua pienezza, come al tempo del mio viaggio.... Una veduta incantevole dall’alto del monte, attraverso le cui fenditure, come da un’ogivale, io lo rimirai, risovvenendomi del panorama che offrono il Danubio ed i Carpazii, nel punto detto Cazane. Cosi, non mi preoccupava delle difficoltà dell’ aspro sentiero, nè sentiva i pungiglioni delle spine, nè badavo ai pericoli di certe voltate, in cui non era improbabile di lasciar appesi ai rami degli alberi le preziose coperte o di abbandonare in eredità alla melma, entro a qualche fossato d’ acqua piovana, uno dei due... preziosissimi piedi. Figuratevi la preoccupazione dei poveri... quadrupedi, privi, imagino, del mio spirito contemplativo! Dopo un buon tratto di strada..., per modo di dire, volgevamo in direzione Sud-Est, verso la montagna di Cudesi, triste quanto altra mai, per la sua squallida, selvaggia solitudine, in stridulo contrasto con la maestà del Tomor.... Ma il viottolo, grazie a Dio, ci portò ben presto in discesa, per una foresta costeg-giante il fiume, in pianura.... Qui, il letto del Voiussa è ampio, con varie secche e drine sabbiose, onde il vento, che in permanenza soffia dalla parte di Tepeleni, venne a sferzarci la faccia, con nugoli di polvere, a colpi di spillo, in mezzo a ululati di cui la montagna stessa echeggiava, sonoramente.