— XVIII — Fu in allora che, ascoltando i consigli d’ un patriota triestino, iniziai una serie di articoli sui Romeni, genericamente, nel giornale romano la «Patria», diretto da Federico Fabbri, giornale oggidì scomparso. Se non che, intravvedute ben presto le varie difficoltà dell' impresa, pensai di costringere il mio tema nei limiti di un argomento ormai — come sempre, del resto! — all'ordine del giorno: la questione Balcanica. Il fatto che tra le popolazioni della Penisola trovavansi anche degli elementi latini, e questi erano completamente trascurati dal mondo diplomatico e dagli studiosi, mi trascinò ad occuparmene, desideroso di dare un umile mio tributo d’ affetto memore a una parte, esigua sia pure, di quella nostra gente latina. Ed ecco perchè io frequentava assiduamente la Biblioteca geografica, frugando nelle diverse Riviste, cercando di scovare il poco, il pochissimo che dell’ argomento trattasse.... La fortuna benevola volle aiutarmi, intermediario un patriota d’Italia.... Chino sul mio tavolo di lavoro, avevo di fronte a me due studiosi infervorati a parlar di politica balcanica : i Greci, i Serbi, i Bulgari, i Montenegrini, gli Albanesi venivan tutti, via via, portati in ballo.... Fissai i due, a lungo: uno, benché ravvolto nella veste talare, doveva essere albanese.. , e io attesi che se ne andasse, non inspirandomi costui, in verità, molta fiducia... E la sorte mi fu propizia: V altro rimase, a un certo momento, solo, e poi che questi m’inspirava, al contrario, viva simpatia, mi feci animo, affrontandolo « ipso facto », presentandomi e in breve esponendogli le linee del mio programma, i contorni ancor vaghi del mio progetto, che assumeva quasi l’ aspetto d’ un ideale !