- 359 - Lentamente intrapresi il cammino che conduce a Giannina, nel primo giorno della Pasqua ortodossa, in una co’ miei seguaci e rispettivi cavalli. M’ero deciso per quest’ ultimo percorso, a cagione del mio quadrupede, « Ghioc », debole assai, e per giunta... quasi cieco! Il giorno innanzi, l’infelice campione della razza equina, lasciato libero un istante, aveva attaccato il pendio del monte invece della retta via..., andando poi giù a ruzzoloni; poco dopo, mentre la guida, in uniforme di gendarme, s’era allontanato prestamente per dissetarsi ad una polla, andava a scivolare nella valle della Voiussa, e fu vero miracolo se l’acqua non l’ebbe a ricevere nel suo seno vorticoso, senza pur dargli il tempo di accogliere il nostro estremo addio !... In compagnia del buon romeno, per la scorciatoia che mena a Cerapiana, entrammo nel grazioso borgo, anzi graziosa cittadella dalle case a due piani, linde e proprie. Anche i suoi quiriti hanno aspetto civile; molti indossano vesti europee. E .come Cerapiana son quasi tutti i nuclei della regione di Pogoniu, che si estende in guisa di semicerchio rimpetto al giogo divisorio dalla regione di Premeti. — Quale enorme distacco fra i due territorii! L’uno, scosceso, inerpicantesi per falde montuose, da sembrar quasi un insieme di covi d’aquile; l’altro, mite, gentile, in piano, vera rocca dell’ellenismo! Saranno stati, in origine, romeni gli abitanti di questa vezzosa terra? Sostenerlo è arduo, ma in ogni modo è interessante sfiorarne l’ipotesi. Mi fu detto che i cives del luogo parlano esclusivamente il greco, ma il fatto non basta a provarne l’ori-rine greca. Io inclino a credere che siano piuttosto albanesi, imbevuti delle idee elleniche, come quei 20.000 romeni grecizzati nel Zagorion del Pindo. In quel di Pogoniu — mi assicurarono — s’ignora l’idioma albanese ; ma io non nutro fiducia alcuna in chi ha tutto l’interesse di nascondere il vero. Avrei ben voluto io, io solo, inda-