- 212 - I Farsalioti (i). Pastori, in generale, e allevatori di bestiame, coltivano — gli stabili — la terra, ma non quali proprietari, sicché le loro fatiche nei campi sono ben poco fruttuose, a cagione benanco dei soprusi, delle angherie fiscali cui vanno soggetti. Sono pure, o per eccellenza, carovanoeri, possedendo gran copia di muli addetti ai trasporti ; quelli, a ino’ d’esempio di Se-lenitza, lavorano nella miniera di bitume che là trovasi — retribuiti a 5 piastre al giorno! —, trasportandone il materiale a dorso di mulo fino a Vallona; altri fanno i trasporti del sale di Arta, fin all’interno più lontano. Nei loro villaggi esercitano anche dei mestieri, come quello del sarto; altri, in qualità di servi o di pastori nomadi pei Comuni albanesi. Il nome stesso di Cioban, affibbiato loro dagli albanesi, ne indica precisamente l’origine pastorizia, poi che quel termine significa in albanese pastore. La lingua, il romeno; ma i farseroti parlano pure l’albanese. Il loro romeno contiene molti difetti, ma insieme dei pregi che la nostra lingua madre non ha (2), ed essi la maneggiano assai bene, parlandola assiduamente in seno alle proprie famiglie; talché, in quelle regioni, si dice d’una persona stimata nell’idioma originale: «Pare valacco, fa come i valacclii, solo i valacchi fanno cosi ». I bambini conoscono essi pure l’albanese, fin dai sei o sette anni, ma le donne, non tutte lo masticano, e male, in ogni caso, al contrario degli uomini in contatto giornaliero con gli albanesi, nei loro viaggi forzati, e quantunque di rado portino con sé i bimbi. Le donne, restando ai lavori casalinghi, son le vestali della lingua romena. (1) Farsalioti o Farseroti, in romeno: Farseroti, o Fàrsilioti. (2) Vedasi in ultimo: «La lingua dei romeni di Albania ».