— 178 — Stavolta nel rimettere piede in Vartopi, andavo rivangando per entro alle mie memorie i ricordi di quel giorno, allorché mi trovai per primo davanti il fratello di Mitru, Spirea Dina Vasilia, « muctar » 0) di Vartopi, che subito mi riconobbe; egli era tra i cinque infermi della famiglia di Mitru, l’anno scorso. «È a casa Mitru?» domandai frettoloso. « Ahimè ! povero fratello mio, povero fratello mio !... — tristemente prese a lamentarsi Spirea — L’hanno ammazzato quei cani di turchi, or son dieci giorni, l’hanno accoppato quei briganti, con una palla nel petto.... » L’infelice mi mise subito a parte della tragedia: alcuni banditi ricacciati in fuga, di notte, dal vicino villaggio di Malinat, facevano una scorribanda lungo il letto del fiume che scorre ai piedi di Vartopi; Mitru, animoso, temerario, afferra il fucile e va loro incontro, e prima che possa scaricar l’arma cade riverso, stecchito.... M’incamminai verso il cimitero, senz’altro, col muctar e due uianiti: Tode Mitru Suca e Nas Mitru Ghiata; rimasi là, lungo tempo, a meditare sulla tomba di Mitru, accanto a quella del piccolo Lambi, spento dalla febbre sin dall’anno prima, poco appresso la mia partenza da Vartopi! «Vedi dove dorme, ora, il nostro Mitru? — esclamò il muctar — Mitru chiede vendetta, nè io lo lascieró senza vendetta.... I miei uomini hanno la mia parola d’ordine: scovare chi l’ha ucciso.... A tirargliela ci penso io — fece Spirea, cavando dalla giubba una rivoltella carica a sei colpi — lo giuro sulla fossa di lui... lo vendicherò.... » Ristoratici alquanto in casa di Spirea, e dopo aver assunto delle preziose informazioni sulle origini degli Uianiti in genere e, nella specie, sulla loro lingua, ci rimettemmo in marcia per (1) Sindaco.