- 246 - un secondo colpo nel petto di un altro degli avversari, e, mentre i due superstiti, atterratolo nuovamente, si riaccostavano a lui nella certezza, questa volta, di averlo finito, con l’energia dell’ultima disperazione strinse in pugno l’arma riuscendo ancora col grilletto a fracassare il cranio del terzo nemico, fulminandolo !... La scuola greca, o per dir meglio la scuola grecomane della località, è ottima sotto ogni riguardo, e popolata da una ottantina di allievi e da una trentina di alunne. I giovani romeni v’imparano, s’intende il greco; ma gli altri ignorano questa lingua ufficiale, al pari del sesso femminile. Se noi intendessimo assolutamente impiantare una scuola nostra a Tirana lo potremmo; là, come in altri punti dell’Albania, il trionfo del romanesimo non dipende che dall’intelligenza, ripetiamo, dal « savoir faire » degli agenti incaricati di condurre la campagna propagandista. Questa legge dovremmo sempre tener presente, sine qua non..., se lo ricordino i dirigenti ! Il giorno dopo il mio arrivo a Tirana, passeggiavo per il bazar con dei romeni, per giudicare meglio, de visti, dei loro sentimenti... intimi, ricevendo ovunque, nelle mie visite ad alcuni artefici e calderari, lietissime accoglienze, proteste di simpatia, e offerte di tabacco; quando, trovandomi nel negozietto d’uno di loro, fui pregato da un musulmano di acquistare anche da lui delle monete antiche, dei carnei. Ora, poiché mi venne il desiderio d’intrattenermi più a lungo seco lui, parlando egli l’italiano, lo pregai di portarmi la sua merce al mio « han ». Era questo musulmano un vecchio simpatico a prima vista, alla voce benanco, e vestito poveramente, ma all’europea. Nel tempo che mi faceva esaminare alcune sue monete nella mia stanza, io ebbi a domandargli il nome, e poiché egli, come