- 174 - scogli.... Il mio ciuccio s’era stancato a tal punto che dovetti scendere e condurre la nobile bestia a furia di frusta, per arrivare presto a Bargulas e sfuggire il più possibile alla sferza della pioggia che ci incalzava, inzuppandoci fino alle ossa.... E grondanti entrammo a Biirgulas, a sera avanzata, ospiti nella casa d’ un bey turco, amico del sergente dei suvary. La mattina appresso pioviccicava, ancora, con una costanza degna di miglior causa; ma proseguimmo egualmente per Novani, nella speranza, ancora, che il cielo avrebbe finito con l’essere meno arcigno.... Vano sperare! Non avevamo fatta un'ora di cammino che dovemmo fermarci nell’ abitazione d’un bey turco di Novani e passarvi la notte.... Un tempo ben peggiore ci aspettava il mattino dipoi; il Tomor apparve ai nostri sguardi, cioè... non apparve che sotto forma di nuvolaglia densa e nera..., sicché fu giocoforza ritornare indietro a Berat, sotto l’acqua, rinunciando anche stavolta, come l’anno scorso, a salire sulla cresta più alta del Tomor.... Allora, almeno, ero riuscito a toccare la Tomoritza, laddove adesso, a mala pena, aveva raggiunto uno dei culmini che precedono la bella vetta! Mentre scendevo la montagna alla volta di Bracula, la pioggia si trasformò in torrente, e in pochi minuti il viottolo divenne un piccolo fiume.... Per tre ore, sino alle porte di Bracula, procedemmo battuti da Dio Pluvio.... Sostammo in casa d’un altro bey turco, amico anch’esso del sergente dei suvary, e dinanzi a una consolatrice fiammata accesa nel suo focolare ci mettemmo in maniche di camicia, per asciugarci alla meglio... esteriormente, chè per la pelle e le ossa si adottò il sistema della « $uica » calda, una specie di vischi, da me esperimentata come ottima in simili circostanze... umide! Così, grazie al Dio dei lari domestici, in odio al collega Pluvio, potemmo trascorrere discretamente la notte, fra canzoni e burle; il bey trattandomi da amico, fartat, trincò non poco