— 95 — che potevano anche non consistere semplicemente nella cattura d’un prete! Di nuovo a Pogradetz. Arrivato a Pogradetz verso le 10 di mattina, fui a trovare Hagi-Bira, che mi rivide con gran gioia, raccontandoci poi che per lo spavento patito alla partenza nostra per Nicea il Cai-macam non si sentiva bene.... Non aveva ancor bene appreso, infatti, del nostro ritorno a Pogradetz, che il Caimacam, quantunque non perfettamente guarito, corse a salutarci senza poter nascondere tutta la sua felicità nel vedere noi sani e salvi, quantunque — aggiunse lui — non avessimo in fondo arrischiato gran che, essendo, si, Fezu-Fetà un brigante, ma non precisamente dei più famosi, e tale da farci del danno! «Se vuole, anzi — badava a dirmi il Caimacam — possiamo andare assieme a Nicea e a Lunca, e passare poi le montagne a Sipsca, l’accompagno volentieri », e io, con Balamace, ne sorridevo, pensando al terribile coraggio del Caimacam ; sicché poco è mancato che non accettassimo l’animosa proposta, non foss’altro che per vedere sino a quando il proponente avrebbe mantenuta la sua parola ! Dopo due ore di riposo a Pogradetz, e dopo esserci rifocillati da Hagi-Bira — poi che a Duniza non ci era stato possibile di mangiare... — ci rimettemmo verso le 12 in cammino per Coritza, a cavallo, accompagnati da un suvary e da due giovani albanesi cristiani, chiragi, ossia proprietari delle cavalcature messe a nostra disposizione... I due ci seguirono comodamente a piedi, secondo l’abitudine dei chiragi di quelle parti; ciò che prova la sveltezza dei loro automedonti !