pieno assetto di guerra... borghese lungo quel letto d’occasione, buttando sopra il mio povero corpo un’ altra delle mie provvidenziali coperte.... Per tutta la mia vita ricorderò quella notte passata in quella stamberga di triste memoria...; due settimane appresso io ne portava ancora sulle carni gl’ingrati « souvenirs! » La mattina dopo, verso le 9, riprendevo il cammino per Giannina, accompagnato, questa volta, da un « zaptié! » (1). Cammin facendo, conoscemmo un contadino albanese che percorreva la stessa via, e con lui ci accompagnammo. Fino a Negrades nessun incidente venne a intralciarci il viaggio, non senza, però, aver noi provata una certa qual dose di emozione nelle vicinanze di un ovile abbandonato; fortuna volle che al « han » di Negradès trovassimo una harabà (2), che veniva da Monastir, sicché potemmo in quella proseguire la strada fino a Giannina, dopo aver attaccato il cavallo dietro.... A Pascià-han mi si fecero incontro il Sig. Padeanu e il dragomanno del Consolato Sig. Joan Ciulli, che s’erano molto agitati per me allorquando ricevettero la mia lettera per mezzo di Abdurahman, dubitando che io non avessi pensato di farmi accompagnare da qualche gendarme e fossi partito solo! « Avresti potuto essere fucilato! », ecco le parole con cui il Console mi accolse; e io, che fino allora potevo dire di essere venuto sotto la protezione di un angelo custode, allora soltanto compresi i guai che mi sarebbero potuti capitare, e come, senza saperlo, io avessi attraversato un vero, pericoloso vespaio! La prima persona che vidi al mio ingresso in Giannina fu (1) Zaptié, gendarme a piedi; mentre suvary è un gendarme a cavallo. (2) Harabà, specie di « landau » alla turca, non più in uso in Europa.