- 157 - Due figuri del gruppo, recanti a tracolla i fucili e alla cintola una doppia cartucciera doviziosa di proiettili, mi sembrarono specialmente... sospetti, nella loro pallida, emaciata magrezza, nelle sottili tirature delle linee del viso, nel sudiciume delle loro fustanelle, una volta, forse, bianche, e adesso d’un indeciso color di catrame! Il capitano Tuna e suo fratello abbracciarono e baciarono uno dei due, e io, che in’ero dato in pasto a mille supposizioni... nere come le « fustanelle », credetti utile di salutare portando la mano al berretto, militarmente, mormorando a mezza voce: « tunia tieta », e ottenendone identico ricambio.... I due mi avevano già da un pezzo fissato, meravigliandosi della vista di una cosi « rara avis » nel loro Comune, e io, superando il gruppo bizzarro, non potei trattenermi dal rivoltare la testa indietro per meglio rendermi conto di qual razza fosse l’amicizia fra il capitano Tuna e quei brutti ceffi.... Come — almanaccavo...— potrebbero essere dei banditi, se tranquillamente se la spassano nel Comune, insieme con gli altri... onesti?! « Hai visto? — mi decisi a interpellarne il farsaliota più prossimo, un giovane alto, bruno saldo, vero tipo di farsaliota simpatico, pieno di tenerezza nella sagoma del volto e nell’intonazione della voce — Tuna s’è baciato con quello... dalla fustana nera ! » « Per forza... » rispose il farsaliota. « » «Si tratta di... briganti!» L’avevo sospettato, ma sentendo che i due erano banditi... sul serio, mi riprese il brivido... d’occasione; però, un’ombra di dubbio mi restava nell’anima, e aggiunsi: « Dunque, in questi luoghi, i briganti convivono nel Comune a braccetto coi galantuomini? II farsaliota rideva sotto i baffi. « .... Andiamo, saranno dei cacciatori.... »