— XIX — Il prof. Antonio Baldacci — che tale egli era — fu con me così gentile, che m' avvidi d' essere subito compreso : interessandosi cordialmente a quanto io avevo già intrapreso, volle darmi altresì qualche prezioso consiglio, e m’incaricò di scrivere un articolo sui Romeni balcanici in generale che m’ avrebbe fatto pubblicare in una delle Riviste di Roma (*). Questa la prima prova cui il mio « buon consigliere » riuscì bellamente a iniziarmi; ma un’altra, quella del fuoco, per così dire, e a breve distanza di tempo, doveva sopravvenire a indurmi sempre più su la retta strada.... S’era tenuto a Roma, nell’autunno del 1899, il X Congresso internazionale degli Orientalisti, e quel grande patriota romeno che fu V. A. Urechia vi aveva proposto, alla Sezione Storica, di formare una Commissione europea di scienziati, i quali si recassero nella penisola Balcanica per studiarvi dappresso le diverse popolazioni e compilarne una carta etnografica. Il grande Vegliardo mirava con ciò ad apportare un po’di luce su l’esistenza in Turchia d’una gente fino d’allora ignota: « i Romeni macedoni » . Con l’ausilio del Baldacci, la proposta fu discussa, vagliata; ma poi, per meschini interessi di parte e di... « parti pris », fu messa a dormire ! Però, quell’ innamorato di studi balcanici, quel milite attivo della questione stessa, che risponde appunto al nome di Baldacci, amico fedele del grande Urechia, si prefisse di non lasciar cadere la nobile proposta romena, cercando anzi con ogni mezzo di porli in pratica. In fatti, il sogno, direi (1) Vedasi ¿’«Italia Coloniale» N. 6, Anno v, Voi. li, 1904: «/ Romeni di Turchia. »