- 158 - «Di uomini, si — completò il farsaliota. — Eh!, mio signore, chi sa quanti romeni avrà depredati oggi quella canaglia, e ora bacia i nostri.... Guardi! uno è stato sergente dei gendarmi, ha ucciso un suo simile e dopo..., invece di passar ufficiale è entrato nelle schiere dei banditi; l’altro... tale e quale! » « Come si chiamano? » « Il magro, che ha baciato per primo Turni, è Dalip-, l’altro, il camerata, non so.... » «Ah! — feci io, sussultando dalla meraviglia e da un tal quale senso di paura, nonché gettando ancora uno sguardo furtivo all’indietro — quello è il famoso Dalip?!... E come ve la sbrigate con lui?» « Noi ci biscia perdere, chè Tuna gli è amico.... » « Strano genere di amicizia, in verità.... » Non avevo finita la frase che, a un passo del monte di Bofnia, scorsi un individuo in attitudine equivoca, col solito fucile a tracolla e la solita cartucciera ben fornita di palle, disteso a terra sull’erba, sicché mi venne istintivamente alle labbra l'interrogativo : « E questo qui...?!... «Sst! — impose il farsaliota — digli che sei dascalo e che vai a scuola in Musacheia. » Nel momento stesso l’incognito, immobile sempre sull’erba, come un serpe in atto di scagliarsi, rivolgeva la parola in albanese al mio compagno, chiedendogli chi io fossi, che cosa era venuto a fare da quelle parti. Il farsaliota mi ripetè pian piano il consiglio di poco prima, e a voce alta, perchè mi sentissero tutti i farsalioti a me vicini, risposi all’incognito direttamente: «Sono dascalo, vado in Musacheia a scuola. » Una macchina non avrebbe potuto meglio, più esattamente riprodurre il ritornello.... E « lui », di rimando: « Ore dascale, non tremi a venire in questi luoghi ? »