368	COMMEMORIATE, LIBRO X.
ville di Gorgo di qua e di là dall’ acqua, di Navolè, di Sala Ronchi, di Chiarano e di altre spettanti alla podesteria di Motta, poiché quei luoghi erano posseduti da essa Signoria al momento della tregua; doversi restituire alla medesima le castella di Frattina e Salvarolo e l’abazia di Sesto per la stessa ragione ; dovere essere tolte le nuove tasse imposte sulle merci e sui legnami che i negozianti veneti traggono da Belluno e da Feltre, essendo esse un impedimento alla libertà di commercio stipulata nella tregua stessa ; doversi osservare la condizione che i sudditi di ciascuno dei contraenti nella ripetuta lega possano frequentare liberamente i territori dell’ altro o de’suoi aderenti, condizione a cui fu contrafatto.dai cittadini di Udine ; finalmente doversi lasciare i fratelli Tristano e Francesco di Savorgnano, le loro mogli ed i loro fautori nel pacifico godimento dei beni che rispettivamente possedevano al tempo della tregua, e cosi pure Ettore figlio di Tristano suddetto nel possesso del suo feudo canonicale. I due provveditori finiscono protestando per ogni danno derivante dalla inosservanza della tregua, e dichiarando che Venezia intende valersi dei propri diritti per aver ragione nei modi convenienti di ogni infrazione della predetta tregua (v. n. 183).
     Fatta nella villa di Navolè (Novelle) distretto della Motta. — Testimoni: Ana-stasino delia Frattina, Francesco detto Boza da Sacile, Paolo cancelliere e famigliare del conte di Prata, Antonio da Portogruaro, Giovanni figlio di Beltramino da Sacile, Filippo di mastro Daniele maniscalco in Sacile, Andrea Masserio del fu Leonardo, Marco Pessato del fu Tomaso del fu Enrico dalla Germania, Giannino Cartolario e Giorgio del Mangano da Treviso.
    I	commissari e delegati suddetti dichiarano non poter accettare le proteste surriferite, beasi acconsentire a far trattare giuridicamente le questioni.
    Atti Giovanni di Domenico Dal Ferro del fu Iacopo Cristoforo, not. imp. scriv. due. di Venezia.
    183.	— 1413, ind. VI, Luglio 18. —■ c. 137 t.° — Comparso alla presenza dei provveditori nominati nel n. 182 Paolo cancelliere dal conte di Prata, con un notaio e testimoni, per fare una protesta in nome dei commissari e delegati pure in quel documento accennati, i provveditori non glielo permisero, dichiarando nulla aver essi a fare giuridicamente coi commissari e delegati predetti ; mostrasse tuttavia i propri poteri. 11 cancelliere per tutta risposta volle fare la sua protesta ; ma i provveditori gli volsero le spalle.
    Fatto nel castello di Motta. — Testimoni : Antonio da Portogruaro notaio, Tartaia connestabile in Motta, Giovanni da Fagagna, Giannino Cartolario, Bandino di Luca (o da Lucca), Paolo Segna del fu Biagio, Girolamo del fu Antonio da Piacenza. — Atti come al n. 182.
    184.	— 1413, ind. VI, Agosto 3. —• c. 131. — Per far cessare la guerra accesasi fra Federico duca d’Austria, Stiria, Carintia e conte del Tirolo, ed il Comune di Venezia, il detto principe e Nicolò Giorgio procuratore del doge e d’esso comune (procura in atti Domenico Dal Ferro scriv. due.), colla mediazione ed alia presenza di Sigismondo re dei Romani, pattuiscono: sarà tregua fra il duca e