DOGE : ANDREA CONTARINI. 87 528. — 1369, ind. VII, Settembre 7. — c. 123 (118). — In seguito a lagnanze fatte il 20 Luglio al doge da Francesco da Carrara vicario imperiale a Padova, per una ispezione eseguita dal podestà di Valmareno con armati a certa torre posta nel distretto valmarenese, Zaccaria Contarmi e Marco Priuli ambasciatori veneti, rispondono al da Carrara : Essere stato quel fatto di piena giurisdizione del doge. Contrappongono : Avere i sudditi padovani invaso per primi il suolo veneto, poiché gli abitanti di Cesana ingiuriarono alcuni di Valmareno recatisi in Foeplan a tagliar legne per farne doghe da botti. Avere il vicario padovano in Cesana danneggiato con ben 500 armati vari luoghi del Trivigiano soggetti a Venezia, spostando di gran tratto i segnali dei confini fra Feltre e Treviso, ed affissovi decreti. Esser queste vere violazioni di territorio. Chiedono che cessino tali inconvenienti, si tornino le cose in pristino, ed il vicario in Cesana e i suoi complici siano puniti. Circa la richiesta fatta al doge in nome del Carrarese dal giudice Alessandrino de’ Venturini, relativa all’accomodamento delle vertenze fra Padova e Venezia sul territorio di Chioggia, rispondono doversi i padovani accontentare delle eque proposte già fatte dalla Signoria, cioè : annullati tutti i processi e le liti d’ambe le parti, si ritornassero le cose allo stato anteriore alla convenzione del 6 Luglio 1363, e pel territorio conteso si ricorresse al giudizio di arbitri. Non avendo poi i predetti ambasciatori ottenuto, dopo lunghi uffici, soddisfacenti risposte, protestano esser colpa del Carrarese se non si potè venire ad accomodamento ; esser quindi il medesimo incorso nelle pene comminate dal diritto comune e dai trattati ; protestano inoltre per le violazioni dei territori di Venezia e dei comuni di Chioggia, Treviso e Valmareno. E non avendo voluto il predetto signore esser presente alle proteste, gli ambasciatori le fanno davanti ad Argentino degli Arisendi da Forlì e a Paganino da Sala padovano, consiglieri di quello (v. n. 529). Fatto nel palazzo del da Carrara in Padova. — Testimoni : Nicolò del fu Bar-tolaineo Domenico, Enrico del fu Antonio da Rabatta e Marco del fu Nicolò dei Guarnerini notai della cancelleria padovana, Bartolameo del fu Antonio da Treviso, Nicolò del fu Nicolò da Norimberga e Ruggero del fu Guido da Parma, tutti tre abitanti a Venezia. — Atti Giovanni del fu Bertuccio Vido notaio imperiale e scrivano ducale. 529. — 1369, ind. VII, Settembre 7. — c. 124 (119). — Avendo Argentino degli Arisendi e Paganino da Sala opposto altra protesta alla precedente, i due ambasciatori veneti la respingono, dichiarando non poterla accettare se non in quanto faccia per Venezia e pei comuni di Chioggia, Treviso e Valmareno. Fatto, atti e testimoni come nel precedente. 530. — (1369), Settembre 16. — c. 110 (107). — Anglico cardinale vescovo d’Albano al doge. Raccomanda il suo auditore Vincenzo di Marchesio, che invia a Venezia per fare provviste e per altri interessi della casa d’esso scrivente. Domanda salvocondotto per 200 caratelli di vino, che dalla Marca d'Ancona fa condurre a Bologna per uso della casa stessa. Data a Bologna.