378 COMMEMORIALI, LIBRO X. tore da Belvedere per fare acquisto di grano, ebbero saccheggiato quel legno dai catanesi stessi con danno di oltre 4291 ducati. Dato nel luogo détto Spelunca Francolini. 214. — 1416, ind. IX, Giugno 17. — c. 213 (212). — Filippo Maria duca di Milano nomina suoi procuratori Galeotto del fu Guglielmo Bevilacqua cav., Iacopo de’ Tesei da Carmagnola suo vicario, Giovanni de’ Crovini di Arezzo suo segretario e Giovanni degli Oliarii da Pavia, con facoltà di stipulare tregua e cessazione dalle offese colla Signoria di Venezia, col marchese d’Este e con Pandolfo Malatesta ecc. (v. n. 217). Fatto nel castello di Porta Giovia in Milano. — Testimoni: il nob. Galeotto da Gessate del fu Luchino, mastro Stefano del fu Enrico Spala dottore di medicina, Tibaldo del fu Piosello da Serego (Serafico) castellano del detto castello. — Atti Catalano del fu Franceschino de’ Cristiani not. apost. ed imp. e segretario del duca. Scritto da Bartolameo del fu Ambrogio da Dugnano not. imp. 215. — 1416, ind. IX, Luglio 6. — c. 210 (209) t.° — Giacomo e Giovanna II re e regina di Napoli a fra’ Lorenzo da Napoli eletto vescovo di Aversa ed a Monacello de Anna cav. maresciallo del regno. Danno loro facoltà di negoziare e concludere un trattato d’alleanza fra essi sovrani e la signoria di Venezia (v. n. 216). Fatto nel Castelnuovo di Napoli per mano di Giordano di Formerio da Lemo-vicino, signore di Vilata, cancelliere del regno di Sicilia, presente l’arcivescovo di Conza. 216. —1416, ind. IX, Luglio 27.— c. 209 (208) t.° — I procuratori del re e della regina di Napoli (v. n. 215) e Leonardo Mocenigo, Antonio Contarmi e Francesco Foscari, ambi procuratori di S. Marco, rappresentanti il doge e il comune di Venezia (procura in atti di Pietro Enzo scrivano ducale) pattuiscono; È stretta alleanza fra i detti sovrani (pel loro regno di Puglia) e Venezia contro Sigismondo eletto re dei Romani e i suoi seguaci, in caso venisse in Italia e dasse molestia ai detti collegati. I mentovati sovrani daranno, ad ogni richiesta della veneta Signoria, 400 lancie da tre cavalieri l’una, a difesa degli stati di quella; altrettanto farà Venezia rispetto ai predetti principi. Le parti potranno sodisfare a tal obligo anche mediante contribuzione in danaro, calcolando a 13 ducati d’oro il mese la lancia. Tali soccorsi verranno dati, a quella delle parti che li dimandasse, entro un mese e mezzo dalla richiesta, e per tutto il tempo che sarà necessario per far desistere Sigismondo dalle offese. I contraenti non faranno alleanza con chichessia l’una contro 1’ altra ; ognuna potrà fare tregua o pace con Sigismondo separatamente; non però a danno dell’ alleata ; in questo caso l’alleanza resterà sciolta di per se. Pena all’ infrattore del presente 10,000 due. Fatta nel monastero di S. Giorgio Maggiore in Venezia. — Testimoni: Benedetto Cavarletta di Manfredonia, Francesco di Antonio da Tropea, e gli scriv. due. Girolamo di Nicolò e Pietro Enzo. — Atti Pietro del fu Simone Negro not. imp. e, fccriv. due., e Iacopo di Bucio da Teramo not. imp. e cancelliere dei procuratori regi