DOGE : MICHELE STENO. 303 305. — 1405, ind. XIII, Marzo 1. — c. 178 (175). — Nicolò marchese d’Este, vicario generale per la S. Sede in Ferrara e imperiale in Modena, costituito dinanzi al dottore Michele da Arezzo vicario generale di Ferrara, nomina suoi procuratori GìogoIo de’ Giocoli e Bartolameo dalla Mella suoi consiglieri per negoziare e concludere col doge di Venezia un trattato di pace e d’amicizia (v. n. 306). Fatto nel palazzo del marchese in Ferrara. —Testimoni: Uguccione del fu Mainardo de’ Contrarii, Galeotto Avogaro mastro camerlengo del marchese, Giovanni de Bercaccio e Lodovico de’ Miazoli, tutti di Ferrara. — Atti Iacopo del fu Ziliolo de’ Pelizzari. 306. — 1405, ind. XIII, Marzo 25. — c. 176 (173) t.° — Lodovico Morosini procuratore di S. Marco, Pietro Emo cav. e Nicolò Foscari procuratori del doge e del comune di Venezia, ed i procuratori nominati nel n. 305, pattuiscono: Venezia ed il marchese Nicolò si rimettono scambievolmente tutti i danni ricevuti durante la guerra, salvi i diritti personali dei privati. Si restituiranno i prigionieri d’ambe le parti, trattine gli arrestati a richiesta de’ particolari e mastro Domenico ingegnere fiorentino detenuto in Venezia. Il marchese restituirà al doge il Polesine di Rovigo con tutte le terre occupate ultimamente dal primo e con tutte le munizioni trovatevi al momento dell’ occupazione ; consegnerà pure Castel Guglielmo e dipendenze, ma solo fino al termine delle questioni fra Venezia e il signore di Padova. Il Polesine sarà restituito al marchese quando questi estinguerà i suoi debiti verso Venezia. Esso marchese pagherà alla stessa tutto il dovutole per la lega conclusa già fra i contraenti nel presente, Bologna e Firenze. Farà poi distruggere tutte le opere di difesa da lui fatte erigere nel Po e all’intorno, e da Ferrara al mare, e quelle costrutte in Ariano e Corbola, nè potrà più farne nei dintorni del fiume senza consenso di Venezia. Questa consegnerà al marchese, finita la guerra con Padova, il fortilizio di S. Alberto, che sarà ruinato, e cosi pure le opere che sono all’intorno di Gomacchio. Si richiamano in vigore i trattati già esistenti fra Ferrara e Venezia, e nominatamente circa il sale. Il marchese non darà favore nè transito al signore di Padova ed ai suoi durante la guerra di questo con Venezia, la quale ultima egli favorirà invece in tutti i modi. Pagherà alla medesima entro un anno quanto le deve in forza dell'obbligo n. 196, che resta in vigore pel futuro; ed Azzone d’Este sarà libero di abitare ove vorrà. Il cardinale legato di Bologna, i signori di Ravenna ed Ottone Terzi sono inclusi nel presente. Cosi pure, come raccomandati di Venezia: Siccone di Castelnuovo (e Caldonazzo) del fu Rambaldo, Iacopo del fu Marcabruno di Castelbarco di Beseno, Guglielmo del fu Antonio di Ca-stelbarco di Lizzana, Ottone del fu Adriano di Castelbarco di Albano, Marcabruno ed Antonio del fu Aldrighetto di Castelbarco di Gresta. Nicolò, Boberto e fratelli Roberti di Tripoli saranno rimessi nella grazia del marchese. I veneziani potranno esportare liberamente dai domini di quel signore le rendite dei beni che vi posseggono. Saranno restituiti al marchese ed ai suoi i loro beni sequestrati in Venezia ; ciò pure farà il marchese per parte sua, comprendendosi anche i frutti maturati durante il sequestro. Venendo Padova sotto il dominio di Venezia, Nicolò godrà